Gigi Proietti torna in tv con L’ultimo Papa Re: il potere evocativo di un grande maestro.
Certe interpretazioni non invecchiano, non svaniscono nel tempo. Restano lì, immobili e potenti, come un affresco nella memoria collettiva. L’ultimo Papa Re torna stasera su Rai Premium, in occasione della Pasqua, e con esso torna sullo schermo una delle ultime, maestose interpretazioni di Gigi Proietti. Non un ritorno qualsiasi, ma un vero e proprio viaggio nel cuore di un’Italia sospesa tra fede e rivoluzione, tra paternità e dovere, tra giustizia e perdono. La miniserie diretta da Luca Manfredi, figlio di Nino, è andata in onda per la prima volta nel 2013, ma custodisce ancora oggi un’intensità rara. Proietti, nei panni del cardinale Colombo da Priverno, costruisce un personaggio carico di tensione morale, di sguardi più che di parole, di pause dense quanto un discorso.
Uomo di Chiesa e di Stato, Colombo si ritrova a indagare su un attentato ordito da giovani patrioti, scoprendo che uno di loro è suo figlio. Un conflitto privato che si consuma mentre la Storia, quella con la S maiuscola, si prepara a cambiare il volto dell’Italia per sempre. La Roma del 1867 prende vita in una narrazione in costume che sa di cinema d’autore, ispirata a In nome del Papa Re di Luigi Magni. Ma qui non c’è imitazione. C’è un respiro nuovo, personale, fortemente interpretativo. E c’è soprattutto Gigi Proietti, che non si limita a recitare: abita il personaggio, lo plasma, lo rende umano. Non solo il giudice della Chiesa, ma anche un uomo ferito, fragile, padre spezzato.
La colonna sonora di Piovani e Gigi Proietti: musica che accende la memoria
A rendere ancora più indimenticabile questo affresco televisivo è la colonna sonora firmata dal Premio Oscar Nicola Piovani. Una musica che non accompagna, ma racconta. Che non sottolinea, ma guida. Con le sue note sospese, struggenti, Piovani non veste solo le scene: le anima, le completa, le rende dense di emozione. I temi musicali composti per L’ultimo Papa Re si muovono tra il sacro e il drammatico, con una delicatezza che solo un maestro della sua sensibilità può permettersi. Ogni accordo sembra cucito addosso ai silenzi di Proietti, alle ombre di una Roma papalina in bilico, ai turbamenti di chi vive uno scontro tra coscienza e istituzione. È una colonna sonora che non teme il tempo, che si insinua nella memoria come un’eco lontana, e che stasera, alla nuova messa in onda, tornerà a emozionare un pubblico ormai orfano di entrambi i protagonisti di questa magia: Proietti e Piovani.

Rivedere questa perla oggi significa non solo riscoprire una pagina dimenticata della storia italiana, quella della fine dello Stato Pontificio e della nascita dell’Italia unita, ma anche rendere omaggio a due grandi maestri del nostro patrimonio culturale. Gigi Proietti, che ha saputo essere comico, drammatico, tragico e tenero con una versatilità senza eguali. E Nicola Piovani, che con le sue melodie ha saputo dare voce all’invisibile. Un’occasione imperdibile, dunque. Non solo per chi ama la fiction d’autore, ma per chi vuole ritrovare un’Italia che fu, in cui i conflitti erano forti ma le emozioni ancora più profonde. Dove ogni scelta era una frattura, e ogni gesto aveva il peso della Storia. E dove, ancora una volta, la voce di Proietti saprà riempire il silenzio con la forza di un’eredità che ci appartiene tutti.
