Mare Fuori è la fiction Rai che ha conquistato milioni di spettatori. Ogni settimana, nuovi colpi di scena accendono le serate su Rai 2. I personaggi di Rosa Ricci, Carmine Di Salvo e Filippo Ferrari sono ormai icone generazionali. Ma pochi sanno che, 30 anni fa, un film italiano aveva già raccontato tutto questo.
Stessa città: Napoli. Stesso contesto: il carcere minorile. Stesse emozioni: fragilità, riscatto, rabbia e voglia di vivere. Quel film si chiama Scugnizzi. Lo ha diretto Nanni Loy nel 1989. È un gioiello del cinema italiano, ma troppo spesso dimenticato. Oggi, con la quinta stagione di Mare Fuori disponibile interamente su RaiPlay e in onda ogni mercoledì sera, è il momento giusto per riscoprire Scugnizzi. Le due opere condividono l’anima, anche se parlate in linguaggi diversi.
Scugnizzi racconta la storia di un gruppo di ragazzi detenuti in un istituto penale napoletano. Un insegnante di musica, interpretato da Leo Gullotta, entra nella loro vita e la cambia. Lo fa con la passione, l’ascolto e la forza della musica. Suona familiare? In Mare Fuori, lo stesso ruolo lo svolgono il comandante Massimo Esposito, interpretato da Carmine Recano. Al suo fianco ci sono Lucrezia Guidone (la nuova direttrice Sofia) e Vincenzo Ferrera (l’educatore Beppe). Entrambe le opere parlano ai giovani, senza filtri. Usano la musica, il dolore e i sogni come chiavi per entrare nei cuori. La Napoli che raccontano è vera, cruda ma anche piena di speranza.
Nel 1989, Scugnizzi ha emozionato il pubblico e ha portato al cinema il tema della giustizia minorile. Era una rarità per l’epoca. Il film ha lanciato volti oggi dimenticati, ma capaci di trasmettere autenticità e potenza. Le canzoni scritte da Claudio Mattone sono entrate nella memoria di chi le ha ascoltate. Nel 2020, Mare Fuori ha riportato in prima linea gli stessi temi. Ma con un linguaggio più moderno, dialoghi veloci, estetica da videoclip e impatto social immediato. Eppure, il cuore è lo stesso.
Due prodotti lontani nel tempo, ma fratelli nello spirito. La Napoli raccontata da Nanni Loy e da Cristiana Farina (creatrice di Mare Fuori) è piena di contraddizioni. I ragazzi sono vittime, ma anche protagonisti del proprio destino. Entrambi i racconti pongono una domanda centrale: la società è pronta a dare una seconda possibilità? In Scugnizzi, la risposta arriva grazie all’arte. In Mare Fuori, arriva con l’arte (basti pensare a Cardiotrap), ma anche dai legami affettivi, dall’amore, dall’amicizia. Ma la sostanza non cambia: entrambi parlano di riscatto.
Non è un caso che in entrambe le opere ci sia una colonna sonora potente. La musica non è solo sfondo: è lo strumento con cui i personaggi respirano. Nei Scugnizzi, i cori e le melodie firmate da Mattone commuovono. In Mare Fuori, la sigla di Matteo Paolillo (Edoardo fino alla quarta stagione) e le tracce originali diventano virali.
Molti fan di Mare Fuori non conoscono Scugnizzi. Ma chi lo guarda oggi, resta colpito dalla somiglianza. I temi, i luoghi, i conflitti interiori. C’è tutto, con un tocco di cinema d’autore che ancora oggi emoziona. Riscoprire Scugnizzi non vuol dire solo guardare un vecchio film. Significa capire da dove viene una delle fiction Rai più amate di sempre. Significa dare credito a un’opera che ha parlato, per prima, a chi non aveva voce. Mare Fuori è la serie del momento. Ma Scugnizzi è il suo predecessore invisibile. Vale la pena guardarlo. Anzi, rivederlo. Perché certe storie non hanno età.
Continuano i colpi di scena al Paradiso delle Signore: le anticipazioni della puntata in onda…
Stasera in tv su Iris alle 21:17 va in onda uno dei capolavori più amati…
Gerry Scotti è pronto a un altro torneo in prima serata su Canale 5: non…
Ieri sera si è svolta una nuova manche di Sanremo Giovani, il format guidato da…
Stasera su RaiPlay potreste lasciarvi travolgere dalla magia di Eduardo De Filippo. Infatti, Maria Vera…
Netflix propone ogni giorno migliaia di contenuti ai suoi utenti. Tra film e serie tv,…