Il Turco su Canale 5, è bufera: le lacune imperdonabili (non c’entra Can Yaman)

Il Turco con Can Yaman floppa su Canale 5: le pecche che hanno stroncato il kolossal storico.

Non bastava l’etichetta di kolossal né la presenza carismatica di Can Yaman a risollevare Il Turco, la miniserie evento andata in onda l’8 e il 15 aprile in prima serata su Canale 5. Nonostante l’investimento internazionale, le location suggestive e un cast stellare guidato da Yaman e Greta Ferro, i dati Auditel raccontano tutt’altra storia: il progetto si è schiantato contro uno share fermo al 10%. Un risultato ben lontano dalle aspettative Mediaset. La serie, prodotta dalla turca Ay Yapim e distribuita da Madd Entertainment, racconta la rocambolesca fuga del giannizzero ottomano Hasan Balaban tra le Dolomiti del Seicento, in un mix di battaglie, amori proibiti e vendette. Eppure, le premesse narrative non sono bastate a tenere incollato il pubblico.

Sei episodi confezionati con cura, trasmessi tre per volta, hanno trovato una collocazione penalizzante nel palinsesto: due martedì feriali, con finale a notte fonda. Non sono tardate ad arrivare le critiche da parte di chi ha lavorato dietro le quinte del progetto. A far sentire la sua voce è Domenico Sica, scenografo e art director della serie, che ha definito la gestione della messa in onda “disastrosa”. Non solo: sui social ha annunciato di valutare azioni legali contro Mediaset per presunto danno d’immagine. Sica non le ha mandate a dire, affermando che non si può mandare in onda una produzione internazionale, con puntate da oltre due ore, in un giorno feriale. Dopo le 23 il pubblico si riduce drasticamente. La gente lavora, si alza presto. Questo progetto andava valorizzato, non sacrificato. Sempre secondo l’art director dunque, e come anche noi vi avevamo anticipato, la rete avrebbe commesso tre errori chiave.

Il Turco su Canale 5 gli errori imperdonabili a Mediaset

Programmazione errata: una collocazione serale inadatta a un formato così lungo e narrativamente denso. Pochi trailer, zero approfondimenti. Nessun tentativo di creare attesa. Il pubblico generalista non sapeva nemmeno di cosa parlasse. Eppure era un prodotto che poteva attrarre target diversi, anche i giovani. Niente anteprima streaming: la serie è approdata su Mediaset Infinity solo in contemporanea con la messa in onda, senza un lancio anticipato che potesse far leva sul passaparola digitale. Se avessero pubblicato prima i primi episodi in streaming, come si fa con qualsiasi contenuto strategico oggi, avrebbero generato curiosità, buzz. Nulla di tutto questo è stato fatto. Un kolossal sprecato?

La delusione per il mancato successo è palpabile. Anche perché la serie non mancava certo di qualità. Regia curata, scenografie imponenti, costumi firmati da Carlo Poggioli (già dietro a The Young Pope), e un intreccio narrativo che, pur prendendosi libertà storiche, risultava appassionante e accessibile. Il finale dolceamaro ha lasciato il pubblico con il fiato sospeso. Ma chi l’ha visto, si intende. Perché i numeri parlano chiaro: la maggior parte degli spettatori italiani non è arrivata nemmeno a metà della prima serata. Serve strategia, visione, tempismo. E soprattutto, rispetto per il pubblico e per chi il progetto lo ha costruito mattone su mattone. A giudicare dalle reazioni online, anche molti fan la pensano come Sica. Se vuoi recuperare la serie, tutti gli episodi sono ancora disponibili gratuitamente su Mediaset Infinity. Ma affrettati: certi kolossal, se non trovano subito il loro spazio, rischiano di scomparire troppo in fretta.