Luca Zingaretti, futuro ingrato per Montalbano: “Lo rifarei su Rai 1, ma…”

Luca Zingaretti, Montalbano e quelle ultime parole che sanno di addio (o forse no).

C’è un filo sottile che unisce Luca Zingaretti a Salvo Montalbano. Un legame che va oltre il set, oltre le repliche e oltre i libri di Camilleri. È un rapporto che si è costruito negli anni, quasi venticinque, fatto di sguardi intensi, silenzi intelligenti e una Sicilia che ha fatto da scenografia e da anima. Oggi, quel filo sembra essersi allentato, ma non spezzato. Perché quando Zingaretti parla di Montalbano, lo fa ancora con la voce di chi ha appena salutato un vecchio amico che non vede da tempo, ma che resta nel cuore. Negli ultimi giorni, l’attore è tornato a parlare del personaggio che gli ha cambiato la vita, e lo ha fatto con il tono di chi ha chiuso un capitolo importante, ma senza strappi. Parole che hanno il sapore della nostalgia, ma anche della consapevolezza.

Zingaretti lo ha detto senza bisogno di effetti speciali: per lui, Montalbano è stato molto più di un personaggio. Era una presenza familiare, uno di quegli amici che si vanno a trovare ogni tanto, magari proprio in Sicilia, tra una giornata di vento caldo e una passeggiata in riva al mare. Quegli amici con cui non serve parlare troppo, perché basta esserci. Eppure, nonostante quell’affetto così profondo, Zingaretti ha lasciato intendere che tornare a indossare i panni del commissario non è nei suoi piani. Se potesse, forse ricomincerebbe anche domani. Ma poi subito dopo ammette che quella stagione della sua vita è passata. Una fase bella, intensa, irripetibile. Ma chiusa.

Luca Zingaretti e Montalbano: una parentesi ormai chiusa?

Ed è proprio qui che la questione si fa più chiara. Da tempo si parla di un possibile ritorno della fiction su Rai 1. Le repliche vanno fortissimo, la gente lo ama ancora come allora. La Rai, Palomar, perfino Sellerio: tutti pronti a rimettere in moto la macchina. Ma pare che l’ostacolo vero sia lui, Zingaretti. Non perché non ami più Montalbano, ma perché non vuole tradirlo. Non vuole riportarlo in scena solo perché lo chiedono i numeri o l’affetto del pubblico. Quel commissario merita rispetto, e forse anche il silenzio.

Chi lo conosce bene dice che Zingaretti è l’osso più duro in questa storia. Non la produzione, non la Rai, non i diritti. È lui che tiene fermo il timone. Per scelta, per coerenza, forse anche per amore. Non vuole fare una copia sbiadita di un capolavoro. Ma, come ogni storia che si rispetti, anche questa ha il suo margine di ambiguità. Perché alla fine, nulla è davvero definitivo. Zingaretti non ha chiuso la porta a chiave. L’ha solo accostata. E chissà, magari un giorno, quando il tempo sarà giusto e la nostalgia diventerà ispirazione, quel commissario amico potrà tornare. Magari per un ultimo saluto, degno della sua storia.