Una donna forte, un amore difficile, una battaglia contro tutto e tutti: chi ricorda Elisa di Rivombrosa su Canale 5 con Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi ritroverà qualcosa di familiare in Costanza, la nuova fiction Rai della domenica sera con Miriam Dalmazio e Marco Rossetti.
Non è solo una questione di protagoniste. È il modo in cui queste storie arrivano al cuore del pubblico (proprio come nel caso di Viola come il mare). La Rai ha sempre saputo costruire fiction che mescolano sentimento, lotta e riscatto. E con Costanza, sembra voler riscrivere le sue pagine più amate. Ma cosa hanno davvero in comune Costanza ed Elisa? E cosa invece è cambiato in vent’anni di televisione?
Elisa era una serva in un’Italia del Settecento dominata da caste e formalità. Costanza è una donna moderna, indipendente, ma altrettanto sola nella sua battaglia. Entrambe portano avanti una sfida personale. Entrambe si confrontano con un mondo che cerca di metterle in secondo piano. Ma non si arrendono mai. Questo è il filo rosso che lega le due serie. Una protagonista femminile che ama, soffre e combatte. Che si scontra con regole scritte da altri. E che, proprio per questo, conquista il pubblico.
Costanza, come Elisa, è un personaggio che cresce. Non nasce eroina. Lo diventa. Puntata dopo puntata. Anche lo stile visivo delle due serie ricorda una certa continuità Rai. Atmosfere calde, luci morbide, interni curati. La regia non cerca virtuosismi. Punta invece a creare un ambiente che faccia da cornice all’emozione. E poi c’è l’amore. Un amore contrastato, difficile, mai scontato. In Elisa di Rivombrosa era il cuore della trama. In Costanza è una scintilla che si accende dentro un contesto più complesso, ma che emoziona allo stesso modo.
Nonostante le somiglianze, Costanza e Elisa nascono in epoche televisive molto diverse. Questo incide profondamente su struttura e linguaggio. Elisa di Rivombrosa era ambientata nel 1700. Una storia in costume classica, con conflitti sociali, duelli, lettere segrete. Oggi, Costanza agisce in un mondo più realistico e quotidiano. La sua lotta è fatta di dolore, famiglia, lavoro e identità. Il nemico non è un conte crudele, ma la società.
I dialoghi sono più asciutti. Meno frasi da romanzo, più tensione concreta. Si parla di maternità, solitudine, rimpianti. E si piange, ma con pudore. La fiction di oggi è pensata anche per la condivisione. Costanza vive nel tempo dei social, dei commenti live, delle reazioni su X e Instagram. Ogni scena può diventare virale. Elisa era un evento settimanale. La si attendeva con ansia. La si guardava in famiglia. Costanza è ancora evento, ma deve confrontarsi con replay, RaiPlay, streaming. È una fiction multipiattaforma, che deve conquistare subito per restare nella memoria.
E poi c’è la questione tempo. Elisa si prendeva i suoi spazi. Raccontava senza fretta. Costanza, invece, ha un ritmo più serrato. Deve convincere in ogni scena. Il pubblico è più esigente. E anche più distratto. Infine, il contesto storico. Elisa raccontava un mondo lontano, quasi da favola. Costanza parla di oggi. Di una realtà dura, spesso ingiusta, ma vera. La fiction italiana è cambiata, ma l’anima resta la stessa. Due eroine. Due storie. Un solo battito emotivo. Per chi amava Elisa, Costanza è un ritorno a casa. Con nuovi volti, nuove parole. Ma la stessa intensità.
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