L’Amica Geniale: perché dobbiamo chiedere tutti scusa a Lenù Greco

Dobbiamo tutti scusarci con Lenù Greco dopo l’ultimo capitolo de L’Amica Geniale: ecco perché.

Chi ha letto tutti i libri de L’Amica Geniale e seguito in queste sere su Rai 1, l’atto conclusivo di questa vera e propria epopea narrativa, si è spesso trovato a non comprendere, o addirittura a odiare il personaggio di Lenù Greco. Perché continua imperterrita a farsi trattare male, usare, tradire e umiliare da Nino Sarratore, spesso da sua madre, altre volte, proprio da Lila stessa. Non reagisce, anzi: si piega ammettendo in maniera brutalmente onesta, di non riuscire a sorreggersi senza la presenza nella sua vita di queste persone. Eppure ha avuto la possibilità di studiare, di allontanarsi dal rione e di conoscere persone diverse, ranghi sociali di un certo tipo e ambienti colti e altolocati.

l'amica geniale
Alba Rohrwacher è Lenù greco nell’ultimo capitolo de L’Amica Geniale

La dipendenza affettiva non ha nulla a che fare con gli studi e la brillantezza che Elena ha come scrittrice e come donna indipendente. In alcuni casi l’astuzia di Lila e anche la malizia, le permettono di avere una marcia in più per quel che riguarda l’intelligenza emotiva. Lenù ha un grandissimo problema di autostima e amor proprio: preferisce dare tutta la sua anima a persone che spesso, come nel caso di Nino, non la ricambiano affatto. Per comprendere meglio questa sfumatura, c’è un momento centrale che racchiude tutto.

L’Amica Geniale: perché Elena subisce, perdona e accetta in silenzio

Il monologo del “quasi” nella Tetralogia dell’amica geniale di Elena Ferrante, nel libro Storia del nuovo cognome, si inserisce nel contesto della fragilità di Lenù. Il termine si riferisce a un concetto di incompiutezza, di tensione verso qualcosa che sembra sfuggire o non realizzarsi mai completamente. È una parola che esprime una condizione di inadeguatezza, di essere a metà strada tra due realtà o identità, senza mai riuscire a raggiungere quella perfezione o compiutezza desiderata. Nel contesto dell’intera tetralogia, “quasi” è anche il riflesso di un’emozione condivisa da tutte le figure principali, ma in modo particolare da Elena, la narratrice. Spesso si sente “quasi” qualcosa: quasi una scrittrice di successo, quasi una donna felice o quasi una persona realizzata: è come se le fosse sempre mancata una metà, portandola a non bastarsi mai.

@giusyp.it

Lenù in fondo, è un po’ tutti noi (o quasi) #lamicageniale #mybrilliantfriend #fyp #foru #fyppp #greenscreenvideo #goviral

♬ suono originale – GiusyP.it

La sua condizione di incompiutezza è parte integrante del suo processo di crescita, della sua lotta per definire chi è veramente, lontano dall’influenza di Lila, che per lungo tempo è stata un modello inarrivabile, ma anche una fonte di angoscia. Un momento di riflessione sulla condizione di insoddisfazione e di ricerca senza fine che caratterizza la sua vita. La costante oscillazione tra il “quasi” e il “tutto” rispecchia la lotta interiore per dare un senso pieno alla sua esistenza e alle sue relazioni. La parola stessa diventa emblematica di un’incompiutezza esistenziale che è destinata a persistere lungo tutto il ciclo della sua vita, e ne abbiamo spesso avuto dimostrazione.

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