La nostra onestissima recensione de Il Gladiatore 2 di Ridley Scott: cosa non funziona nell’attesissimo sequel.
Abbiamo atteso 24 anni per questo film, il sequel di una delle pellicole più iconiche nella storia del cinema mondiale. Ridley Scott firma Il Gladiatore 2, con un cast stellare e la storia che riparte qualche anno dopo dopo il gran finale dell’acclamatissima pellicola. Sono trascorsi sedici anni dalla scomparsa di Marco Aurelio e Roma è governata con tirannia e corruzione dai fratelli Geta e Caracalla. In questo clima, dalla Numidia giunge nella città eterna un gruppo di prigionieri tra cui spicca Annone, un misterioso guerriero catturato in battaglia. Le sue straordinarie capacità nella lotta attirano l’attenzione di Macrino, un consigliere ambizioso, che lo trasforma in gladiatore.
Annone combatte per ottenere la libertà, ma il suo vero obiettivo è vendicarsi del generale Acacio, colpevole della morte della sua amata Arishat. Ridley Scott torna al Colosseo (girando però tra Malta e Marocco) per raccontare una storia speculare: non uno schiavo che diventa generale, ma il contrario. Al centro c’è Lucio Vero Aurelio, interpretato da Paul Mescal, meno idealista di Massimo Decimo Meridio e più disilluso, in un mondo dominato da politici corrotti e un’epica ormai smorzata. Perché abbiamo l’impressione di trovarci di fronte a un altro flop assolutamente indesiderato?
Abbiamo atteso 24 anni per una delusione? Il ritmo de Il Gladiatore 2 è estremamente scorrevole: non aspettatevi dunque una pellicola lenta e infinita. Ogni sequenza è sviluppata nel tempo di cui necessita. Il film intrattiene in parte però: il problema è proprio la scrittura. La trama appare come troppo prevedibile per un progetto del genere, soprattutto a seguito della pellicola pregressa e della grande attesa dei fan. Anche la scrittura dei personaggi, appare a tratti troppo superficiale, con alcun tipo di approfondimento. Questo quindi, attira davvero molto poco lo spettatore. A discapito di un cast a dir poco magistrale, tale scelta non riesce a compensare tutte le lacune.
Lo stesso Pedro Pascal, nonostante fosse uno dei personaggi più attesi nella pellicola, ricopre un ruolo che non emerge mai quanto dovrebbe: un po’ uno spreco insomma. Stessa cosa per il protagonista Paul Mescal, che purtroppo, occorre dirlo e non è scontato, non regge il confronto con il predecessore Russell Crowe. Non ha lo stesso carisma e intensità: non trasmette pienamente tutto quello che un ruolo e una trama del genere, dovrebbero trasportare a chi guarda. Denzel Washington, però al contempo, è la vera certezza nel cast e nell’intero film, con una performance che ha superato le aspettative, ma le lacune non sono certo finite. Alcune sequenze, che si preannunciavano come memorabili, appaiono a tratti prive di mordente, e a tratti, anche un tantino imbarazzanti. Occasione sprecata?
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