Dalla Rai a Netflix, tutti i volti di Fiorenza Pieri: "Amo Suor Teresa, ma sogno un ruolo sin da bambina"

fiorenza pieri

Abbiamo avuto il piacere di intervistare l'attrice Fiorenza Pieri. Tra gli ultimi ruoli interpretati magistralmente, quello di Suor Teresa in Che Dio ci Aiuti 7 e Margherita in Odio il Natale.

Fiorenza Pieri ha completato il suo percorso formativo presso la rinomata scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova, dove ha ottenuto i primi ruoli di rilievo. Oggi oltre alla professione di attrice, insegna ai giovani talenti nella  scuola di Luca Bizzarri sempre a Genova. Nel 2022 ha preso parte alla serie Odio il Natale, su Netflix. In Che Dio ci Aiuti 7 su Rai 1 interpreta Suor Teresa Monachini, una giovane religiosa che, unendosi alle altre suore del Convento degli Angeli, destabilizza e non poco gli equilibri preesistenti.

Fiorenza Pieri: la nostra intervista

Come è stato affrontare in Odio il Natale e Che Dio ci Aiuti, ruoli con una spiccata componente comica?

"Sono molto contenta di essermi spostata sulla commedia. Senza andare a discapito dei contenuti, adoro quando c'è una speranza e un lieto fine. Margherita in Odio il Natale ha il percorso più difficile, quello più reale. Le sue scelte hanno condizionato delle situazioni e ha delle responsabilità. Per me è stata una bella sfida, in quanto dalla lettura del testo il suo filone mi è sembrato a tratti drammatico. Cercando però quella leggerezza che appare lontanissima dalla sorella, per lei è più difficile.  L'accoglienza della città di Chioggia poi è stata fantastica: hanno mantenuto le luci natalizie appositamente per la serie. Il divertimento che avete visto comunque, è tutto reale".

Come è stato lavorare con colleghe come Pilar Fogliati e Francesca Chillemi? La competizione appartiene all'universo femminile così tanto come dicono?

"Non so se sono stata particolarmente fortunata, oppure per attitudine personale riesco a dribblare la competizione, perché non mi interessa. Mi piacciono gli esseri umani, ho scelto questo mestiere per questo. Quando mi trovo sul set, penso che per raccontare la storia di una donna serva immergersi nel vissuto di altre. Mi trovo spesso con donne fantastiche, alcune più giovani di me, altre con carriere più avviate. Condividere e scoprire cose più intime con le persone che hai citato è stato immediato: in particolare con Francesca Chillemi, ero intimorita giungendo sul set nella settima stagione. Avevo paura che da padrona di casa non potesse accettare il mio arrivo. Ho trovato una donna molto intelligente che mi ha aiutato ad immergermi nel genere della commedia, abbiamo lavorato insieme con entusiasmo e siamo diventate amiche e questo sul set si vede".

Come hai fatto a sopravvivere ai tantissimi scherzi di Francesca  Chillemi sul set di Che Dio ci Aiuti 7?

"I suoi scherzi non sono mirati a boicottare i colleghi, ma ha portare un'energia che serve sul set. Bisogna divertirsi e non andare in contrasto: diventi poi l'adulto che non vuole giocare coi bambini. Per me è stato bellissimo e serve per creare un clima di serena convivenza per tutto il gruppo di lavoro. Non ci sono sempre giornate positive e semplici purtroppo".

Ti sei mai trovata in difficoltà con i ruoli assegnati?

"Non mi è mai realmente capitato. I provini talvolta sono interminabili e quindi ho sempre avuto il tempo di avvicinarmi ad un personaggio, rendendolo mio e tridimensionale. L'uscita di Elena Sofia Ricci mi ha causato un po' di gastrite entrando nel consolidato cast di Che Dio ci Aiuti (ride), visto il tanto carico emotivo e le aspettative del pubblico, ma alla fine penso di avercela fatta".

Cosa rende una fiction e un personaggio interessanti agli occhi del pubblico?

"Dal mio punto di vista ci sono due aspetti: non appoggiarsi ad uno stereotipo quando si lavora all'interpretazione di un personaggio e la sincerità. Alla gente piace la spontaneità, occorre preservare un canale di onestà sempre e comunque, e anche una rilassatezza di fondo, prima di pensare alla forma e alla costruzione di ogni atteggiamento. Io ascolto sempre le storie dei personaggi che interpreto e mi pongo delle domande sulla mia vita personale, ho cominciato facendo teatro, e a teatro questa è la chiave. Gli esseri umani hanno bisogno di conoscere storie sempre nuove".

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Fiorenza Pieri negli scatti della fotografa Federica Barcellona

 

C'è stato un momento in cui hai realizzato di voler fare questo mestiere per sempre?

 

"Arrivare a fare l'attore o l'attrice è difficilissimo. Nulla è scontato, continuo a fare provini e ho lavorato tantissimo. Ho scelto di farlo, iniziando al liceo ad un corso comunale. Ho sempre pensato al teatro come il mio hobby preferito. La letteratura classica ha delle sfumature che ritroviamo anche oggi, soprattutto nelle commedie. Il regista Stefano Massini a Firenze mi scelse come comparsa per i suoi spettacoli su Shakespeare e lui fu il primo a consigliarmi un'accademia. Senza grandi speranze ho fatto l'audizione e sono passata al primo giro. Tra 600 persone ne hanno scelte 10 e tra queste c'ero io, allora ho realizzato: "Forse questo mestiere lo posso fare". Ho detestato parecchi momenti di difficoltà professionale, capitano mesi di disoccupazione, risposte negative. Mi sento però più forte ad affrontare tutto".

C'è un ruolo che sogni e che non hai mai interpretato?

"Mi sono sempre stati affidati personaggi gentili, puliti: Io voglio essere Antigone, Giovanna D'Arco, recitare in una serie come Vikings: vorrei giocare con la terra e con il fuoco".

Sarai nelle nuove stagioni di Che Dio ci Aiuti e Odio il Natale?

"Non so ancora nulla, siamo tutti in ballo, ma credo che dipenda dalla produzione e che tutti si stiano prendendo il tempo necessario per capire se e come procedere".

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