Paolo Sorrentino, la rivelazione su La grande bellezza: "C'è una cosa che manca, ecco perché"

 Il film "La grande bellezza" è per molti il migliore del regista Paolo Sorrentino che gli ha spalancato le porte per l'Oscar. Ma c'è qualcosa nel film che 'manca' e che invece spalanca le porte per la comprensione del film stesso.

Ormai, nel mondo, Paolo Sorrentino non ha bisogno di presentazioni. Il regista e sceneggiatore che muove le corde della bellezza visiva e dell'animo umano in una maniera per niente convenzionale è un pilastro del cinema contemporaneo. I suoi lavori sono ricamati con maestria e minuziosità in modo da riuscire comunque a stupire. C'è sempre un pezzo dell'artista in ogni opera ed è così anche con Sorrentino.

Che si tratti di una storia personale, come nell'ultimo "È stata la mano di Dio" o semplicemente di una particolare inquadratura, nulla è totalmente discostato dal pensiero del regista. Ogni trama nasconde in sé dei dettagli, delle armonie sentimentali ( che non sono tipici sentimentalismi) che riescono ad impressionare tutti. In ogni sua pellicola c'è un elemento fondamentale, un elemento che distingue in modo netto il suo cinema: l'unicità. Il cinema dei dettagli e del sentimento che svela tutto delle intricate trame del premio Oscar.

La mancanza per il tutto ne "La Grande Bellezza" di Sorrentino

Tra tutti i film di Sorrentino, sicuramente, quello più premiato è "La Grande Bellezza" un film non solo con un cast italiano d'eccezione ma davvero unico nel suo genere. La storia di Jep Gambardella, Tony Servillo, e del suo modo di approcciare alla vita è rimasta impressa nella mente di molti. Il circolo di amici, l'amico Romano (Carlo Verdone) alla ricerca di utili consigli, la storia con Ramona(Sabrina Ferilli) personaggio completamente opposto al suo essere. Tutti i personaggi che ruotano intorno a Jep hanno un qualcosa che nessuno riesce ad afferrare totalmente. Anche le immagini, le riprese, la scelta dei colori e le scene più particolari - come quella della santa che osserva i fenicotteri- tutto pare avere un significato che però va scovato, scoperto ma non nell'insieme bensì nei dettagli.

Jep, lo scrittore, non riesce a trovare un'ispirazione per il suo nuovo romanzo. Ciò che lo circonda non riesce, come invece ha fatto in passato, ha donargli materiale degno di nota, degno di essere raccontato. La realtà patinata e fittizia non dona una realtà da raccontare. Il suo blocco non riesce a districarsi in tutte le storie superficiali che sente e che vive. Ma il dettaglio interessante è uno: non ci sono giovani. Nel film premio Oscar, il cast non ha volti giovani, perché la soluzione del blocco dello scrittore di Jep è in conflitto con la natura dei giovani. La sua ispirazione per il nuovo romanzo non è altro che il ricordo del suo primo amore, un sentimento vero, una sensazione reale. L'arte del rivivere e del ripescare il passato per sfuggire a una realtà 'scadente' non è un atteggiamento che si rifà all'animo in continua evoluzione e che guarda al presente tipico della gioventù. Jep è un uomo che viaggia nella grande bellezza della memoria e del ricordo per scrivere il suo romanzo. Romanzo che alla fine "è solo un trucco".

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