
Non trasformare i centri storici delle città in parchi a tema
Lilia Cannarella, Diego Zoppi
n.4 luglio/agosto 2019
Le diverse forme di turismo hanno assunto dimensioni gigantesche e in forte crescita, superiore a tutte le previsioni. Metà dei flussi turistici – complessivamente circa 1,4 miliardi di persone all’anno – sono indirizzati verso l’Europa e di questi una larga fetta verso l’Italia. Per le nostre città tutto ciò può rappresentare una grande ricchezza ma anche grandi rischi di diminuzione della qualità della vita e rovina degli stessi beni tutelati. Serve quindi definire strategie e azioni per rendere compatibile questo fenomeno con la preservazione non solo del patrimonio architettonico storico ma anche dell’identità e della cultura che esso rappresenta.
È quanto emerso dal Forum mondiale “Overtourism and Heritage” organizzato dall’UIA, l’Unione Internazionale degli Architetti, sotto l’egida di UNESCO e tenutasi nella capitale dell’Azerbaijan, dal 7 al 9 giugno scorsi, al termine del quale è stata approvata – con il determinante contributo della delegazione composta dal presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori Giuseppe Cappochin, dai Consiglieri Lilia Cannarella e Diego Zoppi e da Stefano Francesco Musso e Ezio Miceli, docenti rispettivamente di Restauro all’ Universita di Genova e di economia urbana allo Uiav di Venezia – la “Carta di Baku”.
Secondo la Carta servono a livello internazionale nuovi investimenti che riconoscano la diversità del patrimonio e i bisogni delle comunità, mantengano i centri urbani storici come elementi organici di grandi comunità e di città. Tutto ciò all’insegna di un nuovo paradigma che consideri il turismo – e questo vale soprattutto per il nostro Paese – come fatto di cultura e non solo come mera industria”.
La Carta sarà proposta a UNESCO e ICOMOS come base di partenza per Linee guida per i Piani d Gestione dei luoghi di maggiore attrazione turistica inseriti negli Elenchi del patrimonio dell’Umanità.
Il Forum è stato aperto al confronto con la politica e la società infatti, durante i tre giorni di lavori presso la prestigiosa sede dell’Heydar Aliyev Center di Zaha Hadid, Architetti, rappresentanti dell’UNESCO, rappresentanti delle Amministrazioni delle maggiori città del mondo, associazioni di categoria del settore del turismo, esperti del settore e ricercatori, hanno discusso sulla tendenda ormai globale del turismo di massa e come i principali flussi turistici stanno cambiando le nostre città. Lo hanno fatto mettendo a confronto le diverse esperienze, di buone prassi già in atto in Europa e nel mondo di Città che stanno sviluppando forme di turismo equilibrato e sostenibile ma anche di esempi da non replicare, attrverso cinque tavole rotonde sui temi di:
– Usi e mantenimento del Patrimonio: proprietà, conservazione e restauro;
– Turismo e strumenti digitali: l’importante ruolo dei professionisti del turismo nello sviluppo di un turismo responsabile e l’uso della tecnologia per arginare gli effetti del sovraturismo;
– Fattori economici: come l’overtourism colpisce l’economia, le abitudini dei residenti, le infrastrutture e le conseguenze a lungo termine del turismo di massa;
– Educazione e consapevolezza: come orientare le giovani generazioni, i residenti e i turisti verso un turismo sostenibile.
In particolare i centri storici delle maggiori città europee stanno vivendo una trasformazione forzata che in alcuni casi raggiunge le sembianze di una vera e propria sostituzione sociale, giustificata dalle ragioni dell’economia del turismo, che trasforma abitazioni e attività commerciali di prossimità in servizi per il turista. Gli abitanti abbandonano le loro case, le vendono oppure le affittano, e i centri storici sono abitati in sempre maggior numero da persone di passaggio, diventando rappresentazioni di se stessi. Molte città (Parigi, New York, Londra) stanno attuando politiche di dissuasione con tassazioni e normative cogenti, ma non riescono a invertire la rotta.
Il tema è quindi delicato, puntare senz’altro al Turismo per sviluppare la nostra economia, ma è necessario sviluppare una cultura per un turismo sostenibile ed equilibrato per i territori, pena la perdita di identità.
In linea con l’VIII Congresso Nazionale gli architetti italiani hanno ribadito con forza il ruolo centrale dell’architettura e della cultura in genere quale fattore di stimolo della sostenibilità economica, sociale e ambientale e di indubbio miglioramento della qualità di vita. E’stato posto l’accento sul rischio di trasformare le attrazioni turistiche in “parchi a tema” e sottolineata la necessità di una gestione del turismo con strategie generali – politiche per la formazione delle persone, digitalizzazione delle città, infrastrutture ricettive, mobilità – che lo portino ad essere uno degli ingredienti per uno sviluppo sano delle nostre città e non un isolato elemento in grado di modificare l’assetto socio-economico del nostro Paese.
Anche molte Amministrazioni di città italiane, sottoposte a forte pressione turistica, stanno studiando proposte e programmi che tendano a rendere compatibile la presenza turistica con la preservazione non solo del bene storico, ma anche dei fattori sociali e identitari e di quei fattori di economia locale indipendenti dal fattore turismo.
Essenzialmente, le proposte si basano sui seguenti principi:
1. Mantenimento della residenza tradizionale e delle attività tradizionali e bilanciamento tra la residenzialità turistica e attività tradizionali
2. Allargamento del raggio di influenza della presenza turistica alle aree esterne ai centri urbani e ai territori limitrofi
3. Riduzione della mobilità privata in funzione di quella pubblica e attenzione alla compatibilità tra tipologia dei mezzi di trasporto e dimensione delle aree turistiche
4. Incentivazione della permeabilità culturale tra turisti e residenti dilatando i tempi di soggiorno
5. Preservazione del bene oggetto dell’interesse turistico, sia esso fisico che culturale attraverso specifiche pianificazioni e progettazioni che permettano di coniugare innovazione e restauro e definendo piani di gestione delle aree storiche e del paesaggio integrate con le altre parti di città o territori
“Purtroppo, la maggior parte dei Centri storici italiani – sottolinea Cappochin – da tempo non sono più oggetto di attenzione né da parte della classe politica, né di quella amministrativa: gli investimenti strutturali su queste parti di città sono stati di fatto azzerati. Gli sporadici interventi di rigenerazione – affrontati in una logica di frammentazione del tessuto urbano – sono stati finora destinati solo alle periferie. Come se i Centri storici non soffrissero di fenomeni estremi, sia pur contraddittori: ora luoghi di grande richiamo turistico, ora dell’abbandono da parte dei residenti o, peggio, dell’abbandono irreversibile; da luogo delle movide notturne, a luogo per soli immigrati ed, a volte, esempio di eccellenti recuperi culturali”.


