La meccanizzazione e il paesaggio artificiale, località La conca di Cervinia, 2018

Rigenerazione urbana: istruzioni per l’uso

Paolo Marcelli

n.6 novembre/dicembre 2019

Molto si dice e si scrive sui processi rigenerativi urbani. Proprio per la consapevolezza della complessità e varietà che questi processi comporteranno, i Gruppi di lavoro organizzati in seno al Cnappc hanno lavorato a un sistema di regole che la sovrintendano e che permettano di adeguarsi al divenire dell’organismo urbano garantendo un sistema di coerenze con il quadro generale, pur rinunciando alla classica prefigurazione cui l’urbanistica novecentesca ci ha abituato. Lavorando sulla città esistente, sulla sua enorme massa di variabili, temporali, spaziali, sociali, culturali, si ritiene che solo il ‘progetto’ (inteso come risposta peculiare a un dato problema) possa rappresentare l’elemento centrale del processo rigenerativo.
Ovviamente il progetto, pur offrendo la soluzione a un tema specifico, richiede un livello di coerenza con strategie e obiettivi di interesse generale che sola, può garantire sintesi tra interesse generale e particolare.
Per provare a superare le regole che sappiamo superate, perché inadatte alla gestione dell’evoluzione della città esistente, si propone un possibile schema per il percorso rigenerativo nei seguenti passaggi.
• Agenzia nazionale per le città: viene costituita una Agenzia nazionale per le città che, in modo coordinato con i diversi aspetti della gestione urbana (mobilità, istruzione, connettività, risanamento edilizio, inclusione sociale, lotta ai cambiamenti climatici etc.) allocherà le risorse pubbliche sulla base della coerenza tra Strategie urbane locali approvate e azioni strategiche di cui è richiesto il contributo con fondi centrali.
• Obiettivi e strategie urbane: l’Amministrazione locale competente (o le amministrazioni) si dota di obiettivi da perseguire con strategie generali, attuabili con specifiche azioni strategiche.
• Ambiti di rigenerazione urbana: l’Amministrazione locale competente individua quei comparti (che potranno essere anche intere parti di città) che dovranno essere ‘rigenerati’ sotto il profilo sociale, edilizio, economico, ambientale, paesistico.
• Accordi pubblico-privato: soggetti privati, pubblici o in raggruppamenti misti pubbliciprivati propongono progetti che dovranno essere verificati dalle Amministrazioni competenti sotto il profilo della coerenza (si sottolinea l’uso del termine coerenza in sostituzione di conformità), sotto il profilo della reale fattibilità, sotto il profilo della sostenibilità sociale e ambientale. Questa ‘coerenza’ sarà alla base del conseguente accordo pubblico-privato che costituirà titolo abilitativo.
• Il progetto conformativo: asse portante di questo impalcato è il progetto che, dimostrata la sua coerenza con quegli obiettivi e strategie stabiliti a monte, diventa ‘norma di se stesso’ ovvero assume natura conformativa dell’intervento. In questo processo, il progetto non nasce da norme urbanistiche preordinate ma sulla base di strategie generali, sulla base delle relative fattibilità offerte dalla peculiarità del caso.
• Attivazione di processi bottom up e top down: la coerenza tra strategie generali e progetti strategici e l’effettiva rispondenza alle necessità locali dovrà essere valutata attivando percorsi di trasparenza e partecipazione diretta ad alcune delle scelte progettuali. Su questi progetti strategici dovranno confluire prioritariamente le risorse pubbliche mediante l’Agenzia nazionale per le città di cui al primo punto.

Paolo Marcelli
Paolo Marcelli
Nato nel 1965, dopo la laurea a Firenze esercita come libero professionista su scala architettonica e urbana. Oggi è Presidente dell’Ordine di Forlì-Cesena dal 2013.
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