Il percorso di avvicinamento al congresso

Il percorso di avvicinamento al Congresso di Roma

Alessandra Ferrari, Ilaria Becco, Marco Aimetti

n.1 luglio/agosto 2018

A distanza di dieci anni dall’ultimo Congresso nazionale degli Architetti, che si svolse a Palermo nel 2008, si è voluto invertire il processo, cambiare il punto di vista, partendo dall’interesse generale, dai temi che riguardano l’intera società, la vita dei cittadini, il benessere dell’abitare, la qualità degli spazi in cui viviamo

Il Congresso è stato costruito per accumulazione di idee, non si risolve in un momento isolato di discussione perché è stato concepito come un percorso di cui rappresenta una prima sintesi. 

Il Congresso ha avuto una sua fondamentale attività propedeutica in un viaggio di raccolta di esigenze e contributi, specifici e generali, cui hanno partecipato tutti gli Ordini territoriali, con il coinvolgimento di più di 6000 architetti italiani. Un giro d’Italia in 14 tappe distribuite lungo l’intero territorio italiano, avviato a febbraio del 2018. Il Congresso non è quindi il contributo di pochi eletti ma un volume scritto da migliaia di mani, una grande piattaforma di partecipazione e testimonianza, estensione evidente delle ragioni di appartenenza a una comunità nazionale.

Il percorso di avvicinamento alla data di luglio, motivato dalla ricerca di una condivisione, ha attribuito un fondamentale valore alla conoscenza diffusa delle peculiarità locali che il nostro paese offre, presentate attraverso una partecipazione allargata ai territori dei temi da dibattere durante le fasi congressuali.

Abbiamo, di fatto, dato l’abbrivio a una ‘intelligenza collettiva’ di verificare alcuni assunti di base, implementandoli attraverso gli stimoli e le discussioni che hanno animato le diverse tappe.

Siamo partiti da Bari il 2 febbraio, raggiungendo, quasi ogni settimana, una delle 14 macro aree individuate, affrontando, ogni volta, l’analisi di una Regione o le relazioni territoriali tra più Regioni. È stato proposto agli organizzatori di ciascuna tappa un format che prevedeva una parte pubblica e una, privata, dedicata all’incontro dei Consigli degli Ordini territoriali: la procedura ha consentito di declinare, in modo generale e specifico, ogni argomento, coniugando esigenze simili di territori diversi e sviluppando in maniera esaustiva caratteristiche identitarie.

Il viaggio ha toccato alcune città metropolitane (Roma, Milano, Bari, Genova, Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo) e centri meno estesi (Chieti, Nuoro, Tropea, Assisi), aree espressione di territori regionali affascinanti con problematiche, dinamiche, valori e ruoli diversificati.

Per ogni tappa specifiche componenti: i centri storici, da quelli stressati da un turismo insostenibile a quelli oggetto di spopolamento, da quelli feriti da sismi a quelli in dissesto da tempo; le periferie da riqualificare, che hanno aperto animati dibattiti per la definizione della loro struttura fondamentale nei servizi, nella mobilità, nella residenzialità, con approfondite considerazioni sull’inclusione sociale, sulla sicurezza, sulla conservazione o l’ibridazione delle identità; i vuoti urbani e lo sprawl periferico, pesante eredità del XX secolo che ha prodotto lacerazioni talmente evidenti da obbligare a scelte gravose e drastiche, come gli interventi normativi per la riduzione del consumo di suolo che ci impongono la responsabilità di stabilire cosa sia recuperabile e cosa no.

Senza questi incontri non avrebbe potuto esserci il Congresso così come lo abbiamo immaginato. 

A distanza di dieci anni dall’ultimo Congresso nazionale degli Architetti, che si svolse a Palermo nel 2008, abbiamo voluto invertire il processo, cambiare il punto di vista, partendo dall’interesse generale, dai temi che riguardano l’intera società, la vita dei cittadini, il benessere dell’abitare, la qualità degli spazi in cui viviamo. Per questo Congresso è stato necessario utilizzare il viaggio come un’approfondita ‘conoscenza’ della realtà dei luoghi, del contesto in cui in futuro ci si dovrà muovere. Il tema del viaggio e del viaggiatore è sempre stato al centro della letteratura. Il viaggio è una delle metafore più presenti nell’immaginario collettivo occidentale: la vita stessa viene intesa come un ‘cammino’ o un ‘pellegrinaggio’ di conoscenza. 

Prima di redigere la Costituzione Italiana commissioni anonime, distribuite lungo tutto il territorio, raccolsero e conservarono una infinità di materiali, spesso sottratti alle macerie, catalogati come un almanacco di memorie cui collegare tradizioni, abitudini, luoghi, identità. Questa mastodontica infrastruttura immateriale ha consentito di unificare comuni valori inalienabili trasmettendo ‘il potere di fare comunità’ in parole come diritto, dovere, paesaggio, bellezze architettoniche, legge, uomo, che noi oggi leggiamo nella Carta Costituzionale.

Questo Congresso mostrerà come anche noi abbiamo cercato di assumerci l’onere di testimonianza e di raccolta di esperienze dell’uomo nel 2018. Un’esigenza tra le più manifestate durante gli incontri è stata quella di aggregare la ‘comunità’ degli architetti. Gli oltre 6000 architetti intervenuti, appartenenti ai 105 Ordini territoriali, durante tutti gli incontri, dichiaravano la volontà di sentirsi parte di un progetto comune, la necessità di recuperare il senso di appartenenza, di identità e anche di responsabilità nel riaffermare il proprio ruolo sociale e civile.

La grande partecipazione facilita l’opportunità di intervenire sui processi decisionali e di indebolire le forze disgregative di una comunità tramite il confronto non solo all’interno della categoria. 

Il Congresso si muove lungo l’asse concettuale della creazione di ‘sinergie, reti di relazioni, protocolli operativi’ con tutti coloro che agiscono nei processi di trasformazione dei territori: investitori, università, colleghi di altre categorie professionali.

Protagonisti degli incontri e spunti emersi

Durante le 14 tappe del Tour abbiamo ascoltato anche ‘esperienze internazionali’. È interessante l’esperienza di un collega che vive da tempo all’estero, in Spagna, dove è stato accolto come fotografo d’architettura. Attraverso le sue foto Barcellona si mostra, oggi come negli anni Novanta, ancora con una visione di possibile evoluzione della città, un luogo dove si propone la qualità come motore rigenerativo, un luogo in cui molti sono gli artefici del successo, cui contribuiscono con competenza tanti soggetti che agiscono insieme, in campi e in tempi diversi: la scuola, la politica persino la burocrazia.

A Bari è stato ospitato un architetto albanese che nel suo ruolo di vice ministro della pianificazione e sviluppo urbano e del turismo dell’Albania, ci ha raccontato in modo provocatorio come un paese in forte crisi abbia saputo attirare le migliori professionalità internazionali per attuare una politica di trasformazione radicale.

Abbiamo ascoltato determinanti esperienze raccontate da amministratori, professionisti, imprenditori.

A Genova, Venezia e Torino si è parlato di progetti di valorizzazione delle ex caserme di proprietà demaniale oggi trasferite ai Comuni, come modello a rete diffuso o come elementi isolati ma strategici all’interno del contesto urbano. Sono stati presentati progetti di infrastrutture per il territorio, compresa la rifunzionalizzazione delle stazioni minori per garantire la massima accessibilità alla rete ferroviaria metropolitana, come nel caso di Venezia, il recupero del fronte a mare di Bari, o casi rilevanti finanziati con il Bando Periferie. Abbiamo osservato progetti di rigenerazione e valorizzazione di centri storici finalizzati alla implementazione della rete dei servizi, della residenzialità, di funzioni innovative.

Non è mancata, ovviamente, la voce dell’Università che può e deve diventare compagno di viaggio di qualunque nostro percorso. Nell’incontro di Roma, per esempio, si è parlato di come le ‘Università’ così come le città debbano diventare competitive per rispondere a una offerta sempre più internazionale e di come sia ormai imprescindibile cambiare rapporti all’interno di tutta la filiera della formazione, attraverso un nuovo modello di relazioni tra attività curriculari universitarie, tirocinio, esame di stato, esercizio della professione e aggiornamento professionale continuo. È da rilevare, per altro, come le università, come sistema attrattivo che coinvolge centinaia di migliaia di studenti, possano assumere il valore di motore di trasformazione sociale e urbana, per cui sviluppare un sistema per piani specifici strutturali di edilizia residenziale.

In ogni tappa si è ostinatamente cercato un confronto con il mondo delle istituzioni per sconfessare la diffusa lontananza dai temi della cura del territorio e per promuovere evoluzioni condivise delle città verso modelli più efficienti e più sostenibili. Neppure la variabile ‘città come risorsa economica’ sembra essere tra le priorità dei vari schieramenti politici, tuttavia, molti sono stati gli spunti interessanti di sindaci e amministratori.

Sono stati richiesti specifici interventi da parte di operatori economici, invitando esponenti della filiera delle costruzioni e della ricerca; confidando sulla condivisione dei problemi comuni, le soluzioni, affrontate da diversi punti di vista e con diverse competenze, possono più facilmente essere perseguite. Infine abbiamo ascoltato i ‘giovani architetti’ dalle cui testimonianze sono emerse due realtà opposte, che rappresentano entrambe la criticità della loro situazione. Da una parte la difficilissima permeabilità del sistema lavoro in cui, pur con successo, come raccontatoci da un giovane architetto a Venezia, si è costretti ad allontanarsi dall’Italia. Dall’altra, come contrappunto, ci sono state trasferite immagini romantiche dell’attività dell’architetto, molto lontane dalla realtà, talvolta mostrate con intellettualismi velleitari, sebbene trasmessi con coraggio e forte entusiasmo.

Abbiamo parlato di conoscenza, di comunità, di relazioni, di cultura trasversale come strumento fondamentale della professione. È da rimarcare l’enorme profusione di energie messe in campo da 

tutti gli Ordini territoriali che hanno organizzato con solerzia e puntualità gli incontri, contribuendo con idee e progetti, svelando una grande potenzialità umana e professionale. Questa è la vera ricchezza che la comunità degli architetti, attraverso gli ordini professionali, deve donare alla collettività.

Al di là della costante dei problemi, se ne registra un’altra relativa alle ‘intenzioni’. Tutti ambiscono a un sistema in cui la competitività professionale nei progetti sia uno strumento per l’innalzamento della qualità del nostro ambiente di vita. 

Tutti esprimono l’esigenza di una legge per l’architettura che chiarisca cosa essa persegue e chi interviene sul paesaggio e al suo interno. Dopo tanti anni passati a fare ragionamenti rivolti esclusivamente al contingente e poco al duraturo, la più grande ambizione del Congresso di Roma è quella di dare al futuro la possibilità di esprimersi. Conoscere perfettamente le problematiche, affrontare le soluzioni possibili, avviare definizioni normative, come la legge per l’architettura, attesa da decenni, sono la nostra concessione al futuro.

Alessandra Ferrari
Nata nel 1963 in provincia di Mantova, si è laureata in Architettura a Venezia. È stata il primo presidente donna dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Bergamo.
Ilaria Becco
Nata a Savona nel 1968, si è laureata nel 1994. Presidente per due mandati dell’Ordine degli Architetti PPC di Savona, dal 2013 è segretario della Federazione Architetti della Liguria.
Marco Aimetti
Nato a Torino nel 1967, si laurea in Architettura nel 1992. Consigliere dell’Ordine degli Architetti PPC di Torino dal 2009 al 2013, ne è Presidente dal 2013 al 2016.
Il percorso di avvicinamento al congresso
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