
Esiste una finanza amica della città?
Tommaso Dal Bosco
n.5 settembre/ottobre 2019
Il sistema dei finanziamenti alle città non cambia al variare delle scale su cui opera un centro urbano. Tecnicamente interventi a Milano o nella richiamata Favara usano gli stessi meccanismi, ovviamente con gradi di appetibilità diversi.
Esiste una frattura tra i temi legati alla rigenerazione, dibattuti nei convegni e la realtà, dove la rigenerazione viene praticata davvero. Al di là di Roma e Milano, in Italia è molto raro vedere interventi concreti. A questo proposito è interessante lo stimolo proposto da Lillo Giglia a proposito delle Spab di Favara.
Questo tema, simile al crowdfunding, meriterebbe un approccio più strutturato, anche perché in questo periodo la rigenerazione urbana potrebbe dimostrarsi un modo per effettuare investimenti intelligenti e persino convenienti, visti i rendimenti pressoché negativi che i depositi bancari riservano ai normali cittadini, se si avesse la capacità di lavorare sulle traiettorie di sviluppo delle città.
Occorre però non pensare più a città destinatarie di politiche e investimenti calati dall’alto.
Nell’attuale nostro sistema consolidato, lo Stato raccoglie denaro privato (tasse, oneri) e lo trasforma in denaro pubblico con cui influenza gli investimenti locali, pilotandoli dal lato dell’offerta, perché quando vengono processati a questo servono, si pensi al Piano Periferie, al Piano Città, al Piano per i 6000 campanili. Questo meccanismo non sembra né equo né efficace. Quello che emerge da Favara è che il denaro privato può essere direttamente utilizzato da parte della domanda e non dell’offerta; allora si può pensare che dalla logica del crowdfunding si passi alla logica industriale e professionale. Esiste già una esperienza di rigenerazione urbana, basata sull’edilizia scolastica (promossa dal Ministro Profumo, governo Monti) in cui la logica è stata: lo Stato concede finanziamenti a quei Comuni che utilizzano i fondi immobiliari.
I FONDI IMMOBILIARI COLLETTIVI DI INVESTIMENTO
I fondi immobiliari sono veicoli finanziari che su scala mondiale sono usati dalle economie più evolute per interventi di rigenerazione e che si basano sul seguente principio: si conferiscono beni in un basket allargato, e su questi beni vengono fatti investimenti che devono portare a un loro successivo rendimento. Questo meccanismo permise, per esempio ai sei Comuni del ‘progetto Profumo’ di liberarsi di beni che non potevano essere venduti per vie ordinarie e che, in mano a operatori professionali, furono messi in circolo dopo essere stati messi a sistema con altri beni mediante un intervento appositamente finanziato.
Questo meccanismo potrebbe essere adottato su vasta scala per investimenti infrastrutturali o di rigenerazione urbana. Questi meccanismi sono gestiti da soggetti che hanno come fine ultimo quello di far rendere il capitale impegnato, e quindi non inquinati dalla presenza di soggetti normalmente impiegati in un normale accordo pubblico-privato in cui, la vicinanza o coincidenza tra soggetto costruttore e soggetto gestore può generare opacità di gestione, causa l’asimmetria informativa che le parti esterne accusano nel processo e causa i conflitti di interesse presenti.
Al contrario gli Oicr (Organismi di investimento collettivo e del risparmio) hanno interessi contrastanti con i costruttori e/o gestori e sono interessati a ottenere le migliori condizioni di performance finale. In più investono capitali privati con procedure private, per cui più rapide rispetto alle procedure pubbliche. Il sistema delle procedure pubbliche non si è rivelato virtuoso: non le esperienze degli ultimi dieci anni, né quelle del decennio precedente, pressoché assenti. In realtà la stagione degli strumenti pubblici di finanziamento si chiude con la stagione dei programmi complessi che si esaurisce nei primi anni 2000 con le due edizioni dei contratti di quartiere. Paolo Perulli (docente presso Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali) dice infatti che l’Italia, pur avendo una storia urbana superiore a quella di altri paesi, non è riuscita a mettere a fuoco una politica urbana in grado di intercettare la traiettoria di sviluppo delle nostre città, specie per quanto riguarda la costruzione di organismi reticolari delle città medie, cui si è accennato. “Piccolo è bello?”. Non a caso, l’ultimo programma di cui si ha memoria si chiamava ‘contratto di quartiere’ evidentemente quella è la massima scala a cui l’Italia sa agire e pianificare, ma si tratta di visioni ristrette e poco ambiziose. Esiste infine il cosiddetto ‘Piano delle città’: positivo sotto il profilo politico, negativo sotto quello delle procedure per le complicazioni attuative che lo hanno caratterizzato.
IN ITALIA OPERANO NEL CAMPO DELLA RIGENERAZIONE URBANA SOLO PICCOLI OPERATORI. O NO?
Gli Oicr rappresentano un interessante strumento anche sotto un altro fronte: quello degli incentivi per l’efficientamento energetico e sismico. La somma di eco e sisma bonus (quando si è in grado di scalare 2 classi nell’apposita classificazione) permette di accedere alla copertura dell’85% (valore massimo applicabile nel 2019) del costo sostenuto dall’investitore fino al tetto massimo di 136.500 euro. Questo significa che le unità immobiliari, anche in aree depresse, valgono almeno la cifra del contributo pubblico. Inoltre non va dimenticato che la percentuale di contributo pari a 85% è parametrata sui prezzari regionali, i cui valori vengono poi ribassati di una congrua percentuale; ciò comporta che il contributo pubblico copra, di fatto, per intero il costo dell’intervento edilizio. Questo significa che i proprietari potrebbero ricostruire gratis le abitazioni se le filiere delle costruzioni e della finanza fossero in grado di organizzarsi per coltivare al meglio queste attività. In realtà qualcuno oggi sta lavorando su questo, fuori da ogni regia pubblica (quindi con il rischio di situazioni meramente speculative): sono le grandi utilities.
Le grandi aziende dispensatrici di forniture gas, acqua, elettricità sono oggi soggetti con forte capacità finanziaria e fiscale (la possibilità di cessione del credito, inserita nella finanziaria 2018, agevola questi soggetti), sono vettori energetici e quindi hanno capacità industriali di aggregazione di clientela e la loro organizzazione rischia di concentrarsi sulla possibilità speculativa del processo, con grandi guadagni e ridotti risultati, in quanto estranea a piattaforme pubbliche e quindi poco trasparente.
Snam, Eni, Enel (le tre maggiori utilities con componente azionaria pubblica) stanno ora creando una piattaforma comune con il controllo dell’associazione Audis e di Anci in modo da avere un controllo pubblico che ne freni gli appetiti speculativi e convogli il loro operato su operazioni complesse e di scala sufficiente a trasformare pezzi di città, creando infrastrutture nuove ed ecologicamente neutre. Sarebbe tuttavia auspicabile un’azione propositiva dello Stato presso questi soggetti per far decollare operazioni di rigenerazione urbana su vasta scala.
INNOVAZIONE E PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI: PASSAGGIO NECESSARIO PER PROMUOVERE LA RIGENERAZIONE URBANA
Grande tema è quello dell’accompagnamento delle amministrazioni per renderle capaci di usare i nuovi mezzi finanziari e gestionali. In tutta Europa, gli Oicr rappresentano una prospettiva interessante, specie per il ruolo di aggregatori che le amministrazioni svolgono in questi processi.
È tuttavia necessario un sufficiente livello di padronanza dei sistemi finanziari innovativi come è stato promosso da Anru in Francia e da appositi programmi in altri paesi. Indipendentemente dagli assetti amministrativi nazionali, tutti i paesi europei si sono dotati di programmi formativi che hanno reso autonome le amministrazioni civiche nella gestione di questi processi e questo si è dimostrato un passaggio fondamentale.
Oggi le grandi, medie o piccole città europee sono in grado di finanziare e organizzare i programmi del proprio sviluppo in piena autonomia, avendo attraversato percorsi specifici di accompagnamento e crescita nella gestione finanziaria e tecnica dei processi complessi.
Sono state create agenzie pubbliche con questo scopo che nel tempo sono diventate miste e oggi addirittura private, come nel caso inglese.

