Politiche urbane e territoriali

arch. Diego Zoppi

Se le città del futuro prossimo saranno sempre più i motori dell’economia, i luoghi dove le persone preferiranno abitare, dove si eserciterà ricerca, cultura, innovazione occorre prendere atto che le dinamiche già in atto per i territori nel loro insieme vedranno mutamenti inusitati e con dinamiche temporali sempre più in accelerazione.

L’Italia, nella sua dolce (forse anche un po’ saggia) indolenza territoriale partecipa con ritardo alle veloci competitive dinamiche delle città oltralpe, forte da un lato del suo Status di ‘Bel Paese’, fatto di storiche piazze e paesaggi antichi, poco avvezzi a sopportare cambiamenti, dall’altro per la scarsa capacità a pianificare grandi trasformazioni. Nonostante una colta scuola accademica-professionale, l’urbanistica italiana, tradizionalmente intesa, ha sempre oscillato tra grandi proclami e necessari condoni, tra infinite gestazioni di leggi quadro e fulminee approvazioni di beceri ‘piani casa’, tra faticosi processi di formazione di piani generali e veloci varianti incoerenti con questi.

Il tutto, in un contesto di regole e attori quanto mai complicato, sovrapposto, scoordinato che, come una pesante ragnatela, tutto ammanta e tutto rallenta, guardando spesso sorgere, crescere tramontare modelli e procedure senza poterli attuare per la straordinaria inerzia che genera. Questo è il quadro in cui il dipartimento Politiche Urbane e territoriali opera e prova a rendere utili le proprie azioni.

Principale obiettivo dell’azione è stata e sarà creare le condizioni per un cambiamento radicale delle regole che definiscono gli scenari della gestione ed evoluzione delle città e dei territori affinché possano maggiormente aderire alle esigenze contemporanee, siano culturali, siano di sostenibilità, siano economiche o sociali.

Data la variegata natura delle istituzioni coinvolte nella materia si ricorda che il governo del territorio è materia ‘concorrente’ Stato/Regioni, e che a livello centrale vari Ministeri sono competenti – Infrastrutture, Ambiente, MIBACT solo per citare i principali – si ritiene utile lavorare con un doppio traguardo:

- avere un obiettivo di medio (o lungo) periodo che è quello di addivenire a una riforma organica della materia;

- partecipare ai lavori correnti sia dell’amministrazione pubblica deputata al governo del territorio, sia condividere studi, ricerche e proposte con tutti i soggetti che si occupano di questa materia (Enti, Associazioni, Università) per contribuire a evolvere la sensibilità verso la materia sui temi più contemporanei, convinti che solo con una generale condivisione delle logiche di cambiamento, si potrà arrivare ad atti formali che non siano solo ennesime leggi disattese ma utili strumenti di lavoro.

Al primo obiettivo appartiene l’azione di supporto all’VIII Congresso degli Architetti Italiani. Il Dipartimento è stato impegnato nella definizione delle tematiche del Congresso da cui deriverà la scelta politica delle priorità da proporre alla politica e al Paese affinché non si assista a proposte destinate a sgonfiarsi dopo l’evento, ma da esso prendano slancio e forza. Ciò accadrà se sapranno dimostrare presso gli stakeholders della filiera, le forze sociali e le amministrazioni, l’autorevolezza e la competenza necessaria.

Le frasi chiave su cui la proposta a cui il Dipartimento sta lavorando sono essenzialmente:

- La città del futuro e la città esistente

Le città in Italia non continueranno a espandersi come accaduto negli ultimi decenni. Dovranno saper innovarsi al proprio interno. Per questo servono strumenti operativi diversi dagli strumenti urbanistici elaborati fino a oggi dalle diverse leggi regionali; la ‘rigenerazione’ richiede una governance diversa, a volte a geometria variabile rispetto ai confini amministrativi, senza sovrapposizioni reciproche, che da un lato semplifichi, dall’altro tenga ben presente che è la ‘persona’ al centro del processo e non il processo stesso.

- Recuperare un ruolo per le marginalità urbane

Periferie, aree interne, borghi storici devono essere affrontati nella complessità territoriale e non con cure locali assistenziali. La marginalità si sconfigge creativamente, cercando nuovi ruoli e assetti che rafforzino i luoghi deboli; allora occorrono Piani strategici, olistici, concreti, sostenibili.

- Paesaggi e Beni culturali, fabbriche sostenibili?

I driver più potenti dell’economia mondiale parlano di immaterialità, cultura, innovazione, identità creativa. L’Italia ha la grande ricchezza dei luoghi e della storia. Entità talmente potenti da essere in grado di guidare l’Italia verso una nuova epoca o di affondarla. La cultura e il turismo sono in tale crescita e in tale evoluzione da obbligarci a una rapida (ma non affrettata) riflessione sull’uso territoriale del nostro Paese in questa chiave.

- Evoluzione territoriale circolare

Infine l’idea ormai imprescindibile che non ci può essere evoluzione positiva se non in senso sostenibile sotto il profilo economico, sociale, ecologico, da qui la rinnovata necessità di un approccio olistico alla materia del territorio.

Diego Zoppi
Nato a La Spezia nel 1960, si laurea nel 1987. Eletto Consigliere nell’Ordine degli Architetti di Genova nel 2005, ne ricopre la carica di Presidente dal 2015.