Nasce nel 1944 a Rotterdam, si forma come giornalista e sceneggiatore cinematografico in Olanda e si laurea poi in architettura alla Architectural Association di Londra. Nel 1975 fonda l’Office for Metropolitan Architecture (OMA), insieme a Elia e Zoe Zenghelis e a Madelon Vriesendorp. Da allora costruisce opere in numerosi paesi, tanto da meritare nel 2000 il Pritzker Prize, il massimo riconoscimento per un architetto. Koolhaas, al di là della pratica professionale, è un autentico produttore di concetti, svolgendo così il ruolo che per Deleuze dovrebbe essere proprio della filosofia. Inoltre il disincanto koolhaasiano mina alle fondamenta la tradizionale fede nel progresso della cultura architettonica, rendendolo spesso oggetto di roventi polemiche: «Il cambiamento è stato staccato dall’idea di miglioramento. Il progresso non c’è più; la cultura barcolla di lato senza sosta, come un granchio fatto di Lsd…». I suoi scritti sono distribuiti e tradotti ovunque nel mondo, tra questi ricordiamo: Delirious New York. Un manifesto retroattivo per Manhattan (Electa, Milano 2002); in collaborazione con Bruce Mau, S,M,L,XL (The Monacelli Press, New York 1995); Content (Taschen, Köln 2004). Nel 2010 ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera della XII Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia e ne è stato nominato direttore per l’edizione 2014, Fundamentals.