Schizzo Waterscape Park Albania

Produrre paesaggio

Testo di João Nunes

n.3 novembre/dicembre 2018

Continuiamo la nostra ricognizione sul progetto occupandoci questa volta dell’architettura del paesaggio che ricopre, oggi, un ruolo fondamentale nel dibattito contemporaneo. Il lavoro di Paolo Ceccon e Laura Zampieri, nonché quello di João Nunes, propongono una riflessione profonda sul concetto di paesaggio, dalla quale deriva una posizione culturale precisa. Nei testi e nei lavori che pubblichiamo il progetto del paesaggio è inteso come una pratica che si fonda su dati certi estrapolati da varie discipline affini e da una realtà in continuo divenire: è dunque un processo costruttivo che nel momento stesso in cui si compie deve contenere, in una visione complessiva, il suo evolversi.

Esiste una varietà straordinaria di interpretazioni del concetto di Paesaggio, arrivando persino a definizioni che collocano il concetto esclusivamente nella dimensione dell’immagine e dimenticano che, in qualsiasi momento del processo dinamico a cui il Paesaggio, di fatto, corrisponde, l’immagine è soltanto la manifestazione evidente di un funzionamento. Paesaggio corrisponde piuttosto a un processo costruttivo che ha inizio con la genesi geologica stessa del territorio fisico e la cui costruzione continua nell’espressione consecutiva di tutte le trasformazioni di carattere degradativo, entropico, attraverso processi erosivi e meteorici, e attraverso processi di trasformazione associati al fissaggio vegetazionale, all’esercizio vitale della fauna e, in particolare, delle comunità umane. Parliamo, dunque di una continua sovrapposizione di segni che registrano ogni processo trasformativo spontaneo, ogni movimento involontario e accidentale, ogni gesto intenzionale di trasformazione attraverso i suoi segni specifici.

Ciò significa che, dall’origine della Terra, ogni luogo registra una continua sovrapposizione di segni corrispondenti all’iscrizione di funzionamenti. In certi luoghi tali funzionamenti si verificano secondo una successione cronologicamente determinata da un ordine di sovrapposizione di segni geologici, fondativi, segni entropici, degradativi e costruttori di suolo (corrispondenti ai processi meteorici, erosivi e pedogenetici, segni biotici, generati dal processo di segnalazione inerente alla vita stessa), e segni antropici (corrispondenti alla costruzione di segni prodotti dalle comunità umane). In altri luoghi, questo ordine di successione può essere improvvisamente invertito dal sorgere repentino di un processo geologico di rifondazione, o semplicemente corrispondere al decorso in parallelo di vari processi di questo tipo.

Ogni generazione legge nel territorio e nelle relazioni tra tale territorio e contesto – contesto economico, tecnologico, culturale, politico – un insieme di problemi dalla cui soluzione, che si materializzerà attraverso azioni concrete di trasformazione del territorio, potrà dipendere l’effettivo miglioramento delle condizioni di vita della rispettiva comunità.

La costruzione del Paesaggio è fatta di questi momenti e di questi segni, pur essendo importante sottolineare che, in ogni istante del processo della sua costruzione, i segni che si imprimono sono tracciati con l’intenzione di comprenderne le relazioni con tutti gli altri segni loro contemporanei e precedenti, dando così luogo alla costruzione di un tessuto complesso, trasversale nel tempo, che coinvolge le relazioni intercorrenti nella contemporaneità, e verticale nel tempo, che propone relazioni tra tempi differenti. Paesaggio risulta da questa sovrapposizione continua nel corso di tempi lunghissimi, dando così a intendere come logica la conclusione che, avendo a che vedere con spazio, avrà anche senza dubbio a che vedere con tempo.

E se è così, lavorare con il Paesaggio, progettarne la trasformazione cosciente –  sia attraverso il progetto dello spazio di un parco, di un giardino, di uno spazio pubblico, sia attraverso l’orientamento del disegno e della lettura delle relazioni con il luogo nel progetto di edifici, o di insiemi di edifici, sia ancora attraverso azioni associate alla pianificazione di azioni trasformative future – significa valutare le conseguenze nel corso del tempo delle azioni costruttive progettate, delle azioni trasformative proposte, e riuscire a sviluppare questa coscienza non solo attraverso la conoscenza del comportamento nel corso del tempo di ciascuna delle azioni, presa singolarmente e in gruppo, ma anche del modo in cui queste azioni si mettono in relazione con l’insieme delle trasformazioni che, in quanto trasformazioni accidentali che intervengono nella costruzione del paesaggio, si succedono nel corso del tempo.

Se partiamo da questa stessa definizione, il nostro lavoro di attori proponenti processi di costruzione del Paesaggio (che si differenziano dagli altri attori di costruzione solo in quanto profondamente coscienti delle conseguenze delle nostre azioni, e di quelle altrui con cui le nostre si mettono in relazione, e dei processi spontanei che si articolano con le une e con le altre) deve partire da un’attenta lettura del Paesaggio stesso esistente, delle sue caratteristiche fisiche, fisiografiche, della sua storia evolutiva, dei processi che, nel corso del tempo, l’hanno disegnato, o dell’insieme di tutto ciò. Insomma, deve partire dalla lettura di informazioni capaci di conoscere profondamente i meccanismi in atto nella dinamica del Paesaggio e che, necessariamente, desiderati o no, saranno ancora parte di qualsiasi trasformazione che si proponga. Paesaggio sarà, ancora, una realtà costituita da due facce che esistono contemporaneamente, da due entità coesistenti: una, di carattere materiale, decifrabile attraverso tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione di lettura, interpretazione e rappresentazione della realtà materiale del mondo; l’altra, di carattere immateriale, associata alla costruzione, rispetto a tale realtà, di immaginari personali e culturali di rappresentazione. Paesaggio è, di fatto, entrambe le cose, simultaneamente, e mai una delle due senza l’altra.

Considerare il Paesaggio attraverso un concetto corrispondente a una dinamica, a un processo, considerarlo come meccanismo funzionante, come sistema complesso di vari processi dinamici combinati, costituisce il punto di partenza per la constatazione di un’evidente identità disciplinare da parte dell’Architettura Paesaggista. L’atteggiamento concettuale attraverso il quale si è portati a vedere i progetti come processi, come qualcosa di dinamico, come funzionamento attivo rispetto al quale il progetto deve prevedere, controllare e anticipare non uno stato finale di concretizzazione di un processo costruttivo, ma un processo in fieri, un processo trasformativo continuo in cui ogni momento è tanto importante quanto qualsiasi altro, costituisce una caratteristica profondamente peculiare nel panorama delle discipline che lavorano sulla progettazione.

Il progetto è, così, metodologicamente guidato dalla necessità di riferirsi non al proseguimento di un momento di finalizzazione del processo costruttivo di un oggetto, ma all’innumerevole insieme di momenti diversi che caratterizzano la messa in relazione tra i diversi elementi di un insieme di piante diverse, o di queste ultime con gli elementi inerti della costruzione.

Il Tempo diventa, dunque, l’elemento fondamentale della definizione progettuale, sottraendo allo Spazio la sua condizione di protagonista unico.

Schizzo Waterscape Park Albania
Waterscape Park tra Drilon e Tushemisht
Ipotesi masterplan Waterscape Park
Vista parco Fluviale del Guadiana
Sezione parco Fluviale del Guadiana
Planimetria parco Fluviale del Guadiana
Vista parco di Dosson
Veduta parco di Dosson