Piazza del Cinema Venezia

Progettare a scala urbana

Testo di Cappai-Segantini

n.4 luglio/agosto 2019

Dopo lunghe vicissitudini il grande ‘vuoto’ dinnanzi al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia, prende forma compiuta grazie al progetto della nuova Piazza dello studio C+S Architects. L’area è restituita all’uso, attraverso l’accurato controllo di dettagli costruttivi e della topografia con diverse essenze arboree

Lavorando sia alla scala urbana che a quella dell’edificio, abbiamo sempre pensato che, in qualche modo, lo spazio pubblico dovesse essere una sorta di spina dorsale della città o del paesaggio, allo stesso modo in cui la struttura diventa, per l’edificio, l’elemento che lo sorregge, distribuisce il peso e costruisce il suo paesaggio interno. 

Non costruiamo l’edificio e poi risolviamo lo spazio pubblico, il verde, i percorsi, le panchine come se fossero oggetti diversi. 

Lavorare su questi principi è come lavorare sull’essenza dell’architettura stessa, perché si lavora sulla spina dorsale della scala urbana e di quella architettonica. Se queste ultime sono corrette, pulite, belle, automaticamente quello che circonda lo spazio pubblico assume qualità e valore. 

Questo presupposto applicato alla storia della città di Venezia e all’area specifica del Lido, diventa una sfida che il progetto risolve in un intervento unitario in grado di tenere insieme gli elementi di grandeur dell’isola del Lido sviluppatosi all’inizione del Novecento fino all’attuale situazione disgregata. Negli ultimi vent’anni il declino del Lido come meta turistica ha visto la chiusura del grand hotel Des Bains, mentre la Mostra del Cinema è ancora memoria degli antichi splendori, tuttavia solo una volta all’anno. Abbiamo dunque ereditato uno spazio con due palazzi storici, quello centrale vincolato del Casino e quello del Cinema con un avancorpo aggiunto negli anni ’70 e poi il vuoto del terzo palazzo mai costruito che è diventato un bellissimo giardino.

Abbiamo sempre pensato che Venezia fosse una città del vuoto, perché non lavora mai sulla massa del margine, del confine, della facciata, ma lavora sulla costruzione strutturale che imposta spazio in attesa di essere abitato, funzionalmente ‘aperto’. Per questo Venezia è una città incompleta, in divenire, alla continua ricerca di trasformazione che lascia sempre aperte delle potenzialità. Il vuoto è una potenzialità che attende di essere attivata.

Nel progetto del Lido abbiamo ereditato uno scavo e un’Amministrazione che veniva attaccata ogni giorno per la situazione di degrado. Abbiamo ereditato cittadini disperati che non avevano più il parco, ormai confinato dietro a questo grande cantiere. Qui c’è stata la lungimiranza del sindaco che ha deciso con sicurezza di non costruire il terzo edificio, ma di sistemare lo spazio in maniera tale che fosse facilmente utilizzabile dicendoci: “Vediamo quello che riuscite a fare non costruendo”.

Questa è stata la sfida del volume zero, dove sembrava che non ci fosse niente da fare, invece era necessario trovare gli elementi di uno spazio misurato, capace di restituire l’imponenza dei palazzi storici.

Questo progetto di ricucitura è la prima parte di un intervento di riqualificazione più ampio che in futuro coinvolgerà, probabilmente, anche attori privati, per dimostrare che il Lido ha la potenzialità e la dimensione per diventare oltre a uno spazio di villeggiatura di qualità, di nuovo una piccola città. Il progetto quindi risolve il problema della Biennale del Cinema, che ha bisogno di questo spazio generoso 20 giorni l’anno, ma cerca anche di pensare a cosa succede nei restanti 345. Questa operazione apparentemente semplice è stata invece particolarmente complessa, in termini di design, molto più che ridefinire il grande spazio vuoto con la realizzazione di un edificio. È stato interessante lavorare accentando con piccoli elementi preziosi di dettaglio uno spazio continuo, monocromo, monomaterico – leggermente rialzato per permettere la vista del mare – che acquista la forza di uno spazio ‘miesiano’, semplicemente grazie a un recinto orizzontale senza elementi verticali e senza il terzo edificio. Lo spazio così pensato è l’elemento che dà valore ai due palazzi esistenti e alla recuperata dimensione del verde. Qui il verde non è un giardinetto, ma un parco con delle masse e un volume che ha la grandiosità di un edificio; per noi acquista l’importanza del terzo edificio mai realizzato sulla piazza, tant’è che si ritaglia una forma autonoma e curvilinea. Il verde del giardino storico, di cui abbiamo conservato tutte le alberature secolari, si innesta nel disegno della pietra.

La scelta del materiale è stata meditata a lungo: abbiamo scelto innanzitutto una cava specifica e poi anche un certo tipo di pietra, la pietra di Apricena, ma questo non è stato immediato perché c’erano varie possibilità soprattutto in termini di durabilità; essendo in riva al mare la scelta del materiale era fondamentale. Il tema è sempre quello della qualità dello spazio pubblico che deve durare nel tempo; questo è un elemento estremamente importante che ci investe di una grande responsabilità.

La qualità è affidata anche alle caratteristiche specifiche di cui si parlava prima che sono quelle necessarie e sufficienti ad accentare questo spazio senza fargli perdere la sua forza di tappetto bianco ‘miesiano’. A questo contribuiscono il disegno di dettagli sottili – l’orientamento delle pietre, il loro trattamento superficiale, i tagli per lo smaltimento delle acque, i tasselli invisibili della fontana nella parte centrale della piazza e i preziosi dettagli dei corrimani e dei parapetti di ottone – e una infrastruttura interrata e nascosta nei dettagli della pietra, misurati per poter sostenere la pressione dei mezzi per il trasporto delle pesanti strutture necessarie ad allestire la Mostra del Cinema.

Abbiamo disegnato la mappatura che indica dove poter transitare con i mezzi pesanti senza in alcun modo incidere sullo spazio visivo esterno e preservare così la forma pura della piazza.

La nuova sistemazione è stata subito utilizzata dagli abitanti durante i diversi momenti della giornata: mamme con le carrozzine, bambini che giocano con l’acqua, ciclisti, anziani seduti a guardare il mare, skaters la sera. In un momento storico che vede ovunque processi di erosione dello spazio pubblico, questo vivere la piazza ricrea quell’atmosfera che gli stranieri chiamano ‘italianità’ fatta di spazi pubblici aperti, liberi e di qualità. I cittadini si rendono conto che uno spazio disegnato è diverso da uno che non lo è, e questo può fare nascere delle simpatie per un modo diverso di stare, di vivere la città. L’unica cosa che ci interessa in fondo è la precisione perché vuol dire lavorare per togliere bruttezza.

Quando guardiamo un’equazione matematica ci accorgiamo che la sua bellezza è ottenere una risposta nel minore numero possibile di passaggi e nel modo più elegante possibile, tanto che si parla di bellezza della matematica e ciò significa togliere, semplificare, ridurre, non aggiungere. Ecco, pensiamo che l’architettura sia la matematica della bellezza, della forma e quindi lavoriamo per togliere tutto quello che non è necessario. Un lampioncino decorato o due pezzetti di legno in più avrebberofatto crollare l’insieme; sarebbero state quelle righe in più dell’equazione non bella. Per ottenere questo risultato ci vuole molta expertise, ma anche un forte senso di autocritica, due caratteri che sempre ricerchiamo nel nostro lavoro.

Quello a cui teniamo di più, in termini assoluti nell’ambito dei materiali per la costruzione delle cose, è proprio la loro scelta sapendo che devono durare a lungo, il più a lungo possibile. Se i materiali sono corretti non ci sarà bisogno di una manutenzione eccessiva.

In termini di sostenibilità pensiamo che un progetto, che può durare mille anni, avrà la possibilità di trasformarsi e sarà capace di tramandare le tracce delle sue trasformazioni così come le chiese, i palazzi, le città.

Esso continuerà a rappresentare l’identità di una comunità perché non verrà buttato. Avrà bisogno di cura: quindi in termini di sostenibilità il progetto, così ideato, è sempre economico, sociale e ambientale. Esalta l’architettura che è una disciplina assolutamente locale. Crediamo fermamente nelle potenzialità di uno spazio pubblico libero, ben disegnato e capace di essere attivato dalle persone, dai loro ricordi, dai loro sogni e dalle loro esperienze che contribuiranno a creare memorie future.

Crediti
Oggetto
Piazza del Cinema Lido di Venezia
Progetto
C+S Architects, Carlo Cappai, Maria Alessandra Segantini
Superficie
20.100 m²
Periodo di svolgimento dell’incarico
2017-2018
Committente
Comune di Venezia
Strutture
Iconia, Saico Ingegneria S.r.l.
Impresa di costruzione
SACAIM, Rizzani De Eccher
Piazza del Cinema Venezia
Pini marittimi Piazza Cinema Venezia
Sezione Piazza Cinema Venezia
Vista satellitare Piazza Cinema Venezia
Planimetria Piazza Cinema Venezia
Piazza Cinema Venezia dettagli costruttivi
Scorcio laterale Piazza Cinema Venezia
Vista Piazza Cinema Venezia