Scorcio spazio museo Statue Stele

Nuovo allestimento del museo delle statue stele lunigianesi

Testo di Guido Canali

n.2 settembre/ottobre 2018

Il magistrale recupero di alcune parti del Castello di Pontremoli, rimaste fino a oggi integre e mai restaurate, permettono a Guido Canali di creare degli spazi ideali per riconfigurare il Museo delle Statue Stele. Con il nuovo allestimento le antiche e superbe sculture tornano così a esprimere pienamente la loro incomparabile bellezza.

La nostra società di progettazione si occupa di varie tipologie architettoniche, dalla produzione alla residenza, al terziario. Ma anche l’allestimento di spazi museali è diventato una delle attività prevalenti. In effetti, forse, questa attività è una di quelle che ci affascinano di più, nel senso che con questi lavori ci si trova a maneggiare non solo mattoni, travi, ferro ecc. ma anche pezzi autentici della storia e della cultura. Pezzi straordinari. Questo è proprio il caso delle Statue Stele della Lunigiana. Siamo stati, posso dirlo, come rapiti dal fascino di queste sculture misteriose, che qualcuno ritiene raffigurino gli antenati di questa antica terra, da almeno 6.000 anni.

Gli ingredienti che personalmente ritengo essenziali nell’allestimento di spazi museali sono un po’ ricorrenti. Nel senso che il museo è come un film, o comunque uno spettacolo; deve affascinare, per prima cosa. Deve catturare l’attenzione e divertire. Non è ammissibile che un visitatore entri in un museo e venga respinto da un’atmosfera triste, di polvere, ma anche di noia, di luci sbagliate, di percorsi oziosi. Un museo deve essere innanzitutto un percorso a senso unico, in cui non sono ammesse divagazioni. Necessario è anche che durante il percorso si attivi un racconto che sviluppi un proprio ritmo narrativo. Ecco, su questi principi abbiamo cercato sempre di organizzare le cose, anche intervenendo, seppure con la maggiore misura possibile, sulla successione e l’articolazione degli spazi.

Per lo più in Italia è anche essenziale rileggere l’edificio, poiché nel nostro Paese, nella quasi totalità, gli edifici che ospitano i musei sono manufatti antichi. C’è dunque l’opportunità – e la necessità, sovente – assieme all’allestimento del museo di promuovere un restauro e di ripensare l’edificio antico. Non solo rispondere alle funzioni, ma ritrovare dei nessi, dunque quasi dei legami inesplorati, dei significati che non erano palesi prima, che evochino inedite spaziali e comunicative duttilità dell’edificio stesso, prima latenti.

Dunque per anni abbiamo bazzicato tra le Statue Stele. Una collezione straordinaria che nasce in primis dalla cultura e dall’intelligenza di archeologi appassionati: naturalmente di soprintendenti istituzionali, ma anche di archeologici dilettanti, straordinariamente importanti e interessanti: persone che si sono dedicate allo studio della preistoria per mera passione. Bellissimo. E allo stimolo di tali archeologi, di professione e di elezione, ecco rispondere la disponibilità e la generosità della gente di Lunigiana. È questo un aspetto commovente, che credo posizioni il Museo delle Statue Stele tra le raccolte più affascinanti e ricche di valore civico, ben più di quegli importanti musei aulici che nascono dalla collezione del principe o del papa, ricca certamente di capolavori inestimabili, ma dove la molla è il mecenatismo del potere e del denaro. Per contro le Statue Stele sono state raccolte dalla gente, senza alcuna disponibilità economica. Ci sono episodi molto belli. Come quello del ragazzino delle elementari che confida al maestro/archeologo – che fomenta, tra gli allievi, la ricerca delle stele – “Nel mio pollaio usiamo, per dar da mangiare alle galline, una pietra simile a quelle di cui ci parla Lei”. Oppure un operatore alla scavatrice meccanica, che sulla pala della macchina si trova, mescolato alla terra, uno strano sasso oblungo che poi è una delle più belle stele esposte nel museo. E ancora lo straordinario ritrovamento di Groppoli, per opera dei funzionari della Soprintendenza che, dopo aver fatto le prime scoperte, per cinque anni tenacemente attuano una minuziosa campagna di scavi e sono ripagati dall’emergere di una folla di ben sette stele. E ancora, due anni fa, un contadino che ara il suo campo, vede emergere nel solco scuro questo sasso strano, ma lui lo riconosce subito, non ha bisogno di andare dall’archeologo o dal direttore del museo, perché suo nonno aveva fatto vent’anni prima negli stessi campi una scoperta analoga. Mi sembra che tutto questo sia veramente fantastico e appunto connoti la collezione delle Statue Stele come una raccolta della popolazione, una raccolta dal basso. Anche per questo di grandissimo interesse.

Dunque circa cinque anni fa, qui a Pontremoli, mi chiesero di occuparmi di questo progetto. Pontremoli è quasi un paese da manuale di storia dell’urbanistica, compreso com’è tra il fiume Magra e il torrente Verde, in una lingua di terra a forte pendenza che sale verso il castello (del ‘Piagnaro’) che, oggi privato del suo coronamento di merlato, manifesta una conformazione massiva, severa, molto più di quanto, probabilmente, fosse in epoca rinascimentale o barocca. Negli anni Settanta del secolo scorso Augusto Cesare Ambrosi, maestro e straordinario uomo di cultura, inventò praticamente il primo Museo delle Stele, ovviamente in collaborazione con la Soprintendenza, con la stupenda generosità che lo portò a mettere in esposizione ben 49 statue. Per farle stare diritte le fece infiggere entro spesse aiuole di ghiaia. A parte l’indubbia valenza culturale dell’iniziativa, tale primo allestimento si rivelava un po’ troppo rudimentale, perché la porzione di pietra infissa nella ghiaia risultava illeggibile. Dall’epoca dell’allestimento Ambrosi poi in Lunigiana erano emerse venti nuove stele e così c’era stato bisogno di ampliare il museo. Ma anche di adeguarlo, per motivi tecnici: mancava l’ascensore, gli impianti non erano a norma, ecc. Le solite contingenze pratiche. Nell’occasione dell’ampliamento si è capito subito che dovevamo interessare non solo l’area del primo piano del castello, già utilizzata dall’Ambrosi, ma anche altri spazi. E mi capitò quasi per caso di scoprire la manica del piano terra, una specie di lunga cantina, utilizzata come lo ‘sbarazzatoio’ del castello, in cui veniva buttato ogni genere di materiali di scarto. Manica che in realtà era, ed è, un ambiente dal fascino straordinario, anche perché intatto, cioè mai interessato da interventi e manipolazioni di restauro fin da quando fu costruito intorno al XV secolo, e nonostante i rimaneggiamenti nei secoli successivi. La rilevanza e l’integrità dello spazio, prima ostruito da materiali di ogni sorta, dopo lo svuotamento si afferma in tutta la sua evidenza. L’integrità appunto si aggiunge alla qualità intrinseca del bellissimo luogo: pietra, volte a botte, lunette e peducci. Il museo viene immaginato su due piani; prima la manica in basso, antica e suggestiva, in cui le pietre dei muri fanno da rimando alla pietra delle stele. Dunque il fascino dell’ambiente, accresciuto dal fascino delle opere. Da tale manica sale la nuova scala, che risulta poi insistere su di un nodo dove già esisteva un’altra scala. Un’antica planimetria evidenzia infatti l’ubicazione originaria della scala che, successivamente, viene effettivamente trovata durante i lavori di cantiere.

La nuova scala si sovrappone quindi alla vecchia che gradini ripidissimi rendono inutilizzabile. Attraverso la scala reinventata e il nuovo correlato ascensore si arriva al primo piano, giusto nello spazio già occupato dall’allestimento Ambrosi. Ma anche questo riletto e riorganizzato per ottenere un percorso unitario, possibilmente coinvolgente. Percorsi articolati, anche labirintici, tra le salette e il grande vano. Passerella a valicare la scala del ritorno. Spazi didattici, narrazione multimediale grazie ad appositi video, con la massima attenzione però a non turbare la magia degli originali. Vetrine per i materiali di scavo, a integrazione dei messaggi del museo.

Per sostenere le stele abbiamo utilizzato un fusto il più possibile sottile, posto sotto la loro base.

Il pavimento in tavolato galleggiante accoglie sotto un’idonea intercapedine gli impianti. Così le stele si librano nell’aria e si possono percepire e apprezzare nella loro interezza. Senza che nemmeno un centimetro quadro di pietra sia negato, come avveniva necessariamente nella precedente infissione a terra.

Crediti
Oggetto
Museo delle Statue Stele lunigianesi
Localizzazione
Pontremoli, Massa Carrara, Italia
Progetto
Canali Associati – Guido Canali con Francesco Canali, Claudio Bernardi
Gruppo di progetto
Luca Roti, Serena Gramellini, Andrea Mariotti, Valentina Tavella
Committente
Comune di Pontremoli
Impianti
Efaistos – Tiziano Santini
Opere edili
Sigea; Silca Barsotti
Impianti elettrici
Coli Impianti
Allestimento
Farmobili
Fase di progetto e costruzione
2008-2015
Scorcio spazio museo Statue Stele
Ambiente museo Statue Stele
Ingresso museo Statue Stele
Pianta ingresso museo Statue Stele
Veduta del Castello del Piagnaro
Pianta primo piano museo Statue Stele
Pianta piano terra museo Statue Stele
Dimora Statua museo Statue Stele
Spazio prima dell’intervento museo Statue Stele
Supporti metallici museo Statue Stele
Sezione castello museo Statue Stele
Arcate museo Statue Stele
Sistema supporto museo Statue Stele
Prospetti messa a dimora Statue Stele
Ambiente museo Statue Stele
Scala museo Statue Stele
Scala prima dell’intervento museo Statue Stele
Rampa di scale museo Statue Stele
Nuova scala museo Statue Stele
Scala per il secondo livello museo Statue Stele