Pianta topografica della città di Roma,

Architettura e città nella Roma napoleonica

n.6 novembre/dicembre 2019

La mostra “Aspettando l’imperatore. Monumenti, archeologia e urbanistica nella Roma di Napoleone 1809-1814”, allestita al Museo Napoleonico a Roma, svela una ricca stagione progettuale che pone una particolare attenzione ai luoghi pubblici per la vita collettiva.
Il racconto di Gian Paolo Consoli ci conduce in una città che ancora una volta, come gli era già successo nel passato, è ripensata, ridisegnata e riqualificata per intero. Malgrado le realizzazioni siano state poco numerose e il dominio francese assai breve, questa stagione imprimerà una svolta repentina alla storia della città, utile ancora oggi per il suo futuro

Nell’ultimo anno due eventi hanno portato nuovamente l’attenzione su un periodo di grande interesse della storia di Roma: il convegno che c’è stato a novembre del 2019 su “Roma nell’Europa napoleonica 1800-1820” presso la facoltà di architettura di Roma, e la mostra tenuta presso il Museo Napoleonico da dicembre 2019 a maggio 2020 su “Aspettando l’imperatore. Monumenti, archeologia e urbanistica nella Roma di Napoleone 1809-1814”. Pur nel diverso arco cronologico – il primo ha voluto infatti studiare anche i prodromi e le conseguenze del governo francese nel periodo delle restaurazioni – le due manifestazioni hanno voluto indagare su quanto il governo francese cerchi di cambiare radicalmente il modo di gestire e progettare la città. Il generale Miollis a comando delle truppe francesi entra a Roma il 2 febbraio del 1808; il 17 maggio viene istituita la Commissione straordinaria per Roma, incaricata di gestire il passaggio dell’amministrazione dal vecchio regime al nuovo governo francese, che sarà annessa direttamente all’impero nel 1810 e con la nascita del e di Roma nel 1811, diventa la seconda città dell’Impero.
L’amministrazione francese segue il modello della gestione illuminata della ‘cosa pubblica’ che impone regole chiare e condivise, ordine e puntuale organizzazione, investimento, infine, di considerevoli risorse economiche. La macchina burocratica messa a punto progetta e mette in opera quindi una diversa gestione della città, attenta ai bisogni dei cittadini e a eliminare il più possibile la povertà e il sistema di sopravvivenza legato all’elemosina; per questo le opere pubbliche messe in cantiere servono da un lato a dare un volto moderno e funzionale alla città, con particolare attenzione però alla conservazione e valorizzazione dell’antico, dall’altro a impostare un sistema sociale fondato sul lavoro e non più sull’elemosina.
Dotare Roma di rinnovate strutture politiche, amministrative e sociali, di adatti luoghi ed edifici per realizzarle e conservare, salvaguardare e restaurare la memoria del passato, questa è l’intenzione dei francesi che la mettono in pratica attraverso una serie di commissioni che si occupano dei diversi problemi della città e che coinvolgono artisti e professionisti già attivi a Roma, ma il cui lavoro viene supervisionato da professionisti francesi e direttamente dal governo centrale di Parigi. Si può capire quanto sia radicale l’impatto di queste riforme sulla sonnolenta città pontificia e come la scossa di modernizzazione permanga anche dopo la rovinosa caduta dell’impero.
Si cerca di trasformare Roma in una città moderna, funzionale, ben organizzata, dotata di attrezzature funzionali (mattatoi, cimiteri, mercati) e di spazi collettivi, moderni parchi pubblici di cui rimane testimonianza l’attuale sistemazione di piazza del Popolo; in questo ambito importanza decisiva assume l’atteggiamento verso l’antico; non più considerato solo vestigia del passato, ma scena per la vita moderna, cornice monumentale simbolica del nuovo Impero che vuole in qualche modo continuare quello antico.
Le antichità si trasformano e diventano giardino, passeggiata archeologica; Pietro Piranesi, figlio del grande incisore e direttamente impegnato nella riforma della città afferma: “Per abbellire Roma si tratta più di distruggere che di costruire”. I monumenti infatti vengono scavati, restaurati, liberati dalle costruzioni a loro addossate e collocati all’interno di percorsi alberati; Roma moderna riceve splendore e maestosità dalla Roma antica. Questa volontà di progettare una città in cui antico e moderno si confrontano in un insieme unitario mostra come la nozione di progetto urbano assuma un significato completo e complesso con uno spirito sistematico tutto nuovo. Questo ambizioso progetto urbano sostanzialmente unitario ovviamente sarà realizzato soltanto in parte, ma ci viene raccontato attraverso molti disegni e progetti, di cui alcuni esposti nella mostra in questione, elaborati di grande qualità e dettaglio, in cui quindi la ricerca della bellezza del risultato architettonico si unisce alla ricerca della bellezza del disegno del progetto stesso.
Una stagione veramente felice quindi per la città e per l’architettura di Roma in cui i progetti dei più importanti architetti romani del periodo (Giuseppe Valadier, Raffaele Stern, Giuseppe Camporese etc.) sono esaminati, corretti e giudicati dalle commissioni francesi e in particolare dagli architetti francesi chiamati in città, Louis-Martin Berthault e Guy de Gisors, architetti formati alla scuola della rivoluzione e dell’architettura civile. Per comprendere meglio la dimensione radicale di questo progetto urbano possiamo partire dal Decreto imperiale del 27 luglio 1811 sugli abbellimenti di Roma dove si legge: “Sarà fatto ogni anno un fondo straordinario di un milione (…) Sarà impiegato negli scavi per la scoperta delle antichità, ai miglioramenti della navigazione del Tevere, alla costruzione di un nuovo ponte (…), a dar termine al ponte Sisto, all’ingrandimento ed all’abbellimento delle Piazze Trajana e del Pantheon, alla costruzione di un mercato e di due Beccherie, allo stabilimento di una passeggiata dalla parte della Porta del Popolo, ed un’altra sulla periferia del Foro, del Colosseo e del Monte Palatino, allo stabilimento di un Giardino Botanico”. Per ognuno di questi progetti si individua il finanziamento relativo e il progetto da eseguire e quindi le relative demolizioni, grazie all’esproprio avvenuto nel 1810 dei beni della Camera Apostolica diventati proprietà dell’Impero; a questi bisogna poi aggiungere i progetti per la navigabilità del Tevere e per la trasformazione del Quirinale nella Reggia del re di Roma, con relativa trasformazione della piazza di Raffaele Stern, e i progetti per i nuovi cimiteri di Giuseppe Camporesi e altri vari progetti di abbellimenti. Di ognuno di questi progetti sarebbe appassionante seguire i dibattiti relativi, le variazioni dovute alle osservazioni delle diverse autorità a cui vengono sottoposti, le risposte dei progettisti; basti pensare alla ricchezza e alla complessità della storia della progettazione del Giardino del Grande Cesare (la sistemazione di piazza del Popolo e del Pincio) fino all’attuale realizzazione. Ovviamente qui non è possibile, ma una testimonianza straordinaria di questa stagione progettuale va sicuramente citata: si tratta di due album appartenuti a un membro della giunta comunale, il principe Gabrielli (conservato presso il Museo di Roma, esposto in mostra e ampiamente documentato nel catalogo) e al conte De Tournon, (conservato negli archivi del castello di Avrilly) prefetto della Roma napoleonica e protagonista fondamentale di quella stagione; realizzati nel 1813, sono quasi identici e raccolgono le copie dei progetti previsti dalla Commissione degli Abbellimenti e finanziati con decreto imperiale. Copie di alta qualità, probabilmente realizzate dai disegnatori dello studio degli architetti francesi Berthault e Gisors, testimoniano dell’importanza che aveva assunto il progetto urbano, in cui i diversi progetti architettonici assumevano il valore di ridisegno complessivo della città. Tra i progetti documentati sicuramente i più interessanti e moderni sono le due nuove passeggiate urbane previste, il Jardin du Grand Caesar e il Jardin du Capitole. Si tratta di moderni parchi urbani, completamente diversidalle pure straordinarie ville private presenti in città; sono infatti destinati a tutti i cittadini, luoghi dove svolgere le attività di svago e ristoro delle città moderne. L’attuale casina Valadier all’interno del giardino del Pincio è il primo esempio di Kaffeehaus nella città, per godere delle bellezze della natura e dell’arte. In particolare nel giardino del Campidoglio si prefigura l’idea assai moderna di passeggiata archeologica, di sistemazione delle antichità insieme e a confronto con la città contemporanea. Il progetto per Piazza del Popolo, come accennavamo ha una storia assai travagliata; quello che è certo è che ai diversi progetti di Valadier si sovrappone il progetto di Berthault, architetto giardiniere formatosi alla scuola di Charles Percier, il cui progetto viene approvato, ma concluso poi definitivamente da Valadier stesso dopo la restaurazione, seguendo l’idea principale di dare continuità visiva e spaziale alla sistemazione della piazza con quella del giardino sovrastante del Pincio, con l’introduzione di due grandi emicicli e di una serie di rampe monumentali e quindi di un asse perpendicolare a via del Corso. Anche gli altri progetti testimoniano della volontà di laicizzare, rendere funzionale, ma insieme monumentale la città, creando intorno alle testimonianze dell’antico, ma anche del barocco, slarghi adeguati a viverli e comprenderli, come nel caso della colonna Traiana, del Pantheon e di Fontana di Trevi.
In conclusione una stagione progettuale vivacissima e ricca, in cui al centro vi è sempre, insieme alla volontà di far funzionare la città, la ricerca della bellezza e della fruibilità dei luoghi di vita dell’uomo, dalla quale forse anche oggi potremmo avere qualcosa da apprendere.

Crediti
Aspettando l’imperatore. Monumenti, archeologia e urbanistica nella Roma di Napoleone 1809-1814
A cura di
Marco Pupillo
Progetto di allestimento
Lucia Pierlorenzi con Simonetta De Cubellis, Maria Cucchi
Sede
Museo Napoleonico, Roma www.museonapoleonico.it
Durata della mostra
19 dicembre 2019 – 31 maggio 2020
Catalogo
Gangemi Editore www.gangemieditore.it
Pianta topografica della città di Roma,
Pianta del fiume Tevere con il progetto per gli argini
la copertina del volume Abbellimenti di Roma
la sezione A-B, dal viale del Muro Torto al Tevere
la sezione C-D, da Piazza del Popolo fino a Villa Medici (penna e acquerello su carta, cm 31,4 x 194,4
la pianta del progetto che si estende dalla sommità del Pincio, sistemato a parco, fino alla ripa del Tevere
Progetto per la sistemazione del Giardino del Campidoglio