Stasera in tv su Rai 5 alle 21:15 un film ambientato nella Rio de Janeiro degli anni ’50. Due sorelle crescono insieme, ma non sanno che la vita le dividerà per sempre. Non per la distanza, ma per i silenzi. “La vita invisibile di Eurídice Gusmão” è la pellicola che cambierà il modo in cui guardi il destino femminile. Non è una storia qualunque. È un grido sommesso, un’assenza che fa rumore. Premiato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, il film è diretto da Karim Aïnouz e tratto dal romanzo di Martha Batalha, edito da Feltrinelli in Italia.
Protagoniste assolute sono Carol Duarte e Julia Stockler, rispettivamente nei ruoli di Eurídice e Guida Gusmão. Due anime, due strade opposte, un solo legame infranto. Con loro, Fernanda Montenegro – leggenda vivente del cinema brasiliano – interpreta Eurídice in età avanzata. La sua sola presenza eleva ogni fotogramma. Nel cast anche Gregorio Duvivier (Antenor), Bárbara Santos (Filomena), Maria Manoella (Zélia) e António Fonseca (Manoel).
Guida fugge con un marinaio greco, ma resta sola e incinta. Quando torna, il padre la caccia. Eurídice, pianista talentuosa, non saprà mai la verità. Cominciano a scriversi lettere. Parole mai lette, mai arrivate. Le loro vite scorrono parallele. Nella stessa città, ma come due isole separate. È un film che lacera. La loro è una storia che parla a tutte le donne che hanno amato, sperato, sofferto in silenzio.
La fotografia curata da Hélène Louvart usa luci calde e saturazioni nostalgiche. Ogni scena sembra dipinta. L’aria è rarefatta. L’atmosfera opprime e commuove.
La struttura epistolare – lettere come urla nel vuoto – amplifica la distanza. Ogni parola non letta diventa un dolore. Ogni mancata risposta, un'assenza. Il regista Aïnouz parla di “melodramma radicale”. È la scelta estetica con cui mette a nudo la violenza invisibile, quella che si consuma dentro casa, nei non detti.

Una storia che commuove e scuote: perché guardare il film stasera in tv
La vita invisibile di Eurídice Gusmão ha fatto il giro del mondo. Ha ricevuto anche il Premio Amnesty International. Ma soprattutto, ha lasciato un segno. Non è solo un racconto al femminile. È un viaggio nella fragilità umana. Un omaggio a chi ha amato in silenzio. A chi ha vissuto senza essere vista. Il film ha ispirato nuovi sguardi nel cinema internazionale. Ha riacceso l’interesse per le storie intime, quelle che parlano di donne e del prezzo della libertà.
In Eurídice c’è chi ha sacrificato i sogni, mentre in Guida c’è chi ha lottato contro tutto. In entrambe, c’è il ritratto di un’intera generazione. Non è una visione comoda. Ma è necessaria. Perché ci ricorda che l’amore non basta, se non è libero. E che spesso, i legami più profondi sono anche quelli più sofferti. Stasera in tv, se non hai altre pellicole in programma, questo film merita spazio. Merita ascolto. Merita quel tempo sospeso che solo il grande cinema sa regalare. Non perdere “La vita invisibile di Eurídice Gusmão”. È più di un film. È una storia che ti resta dentro. Una carezza e una ferita, insieme.