Né Agnelli, né Gabbani: X Factor meritava un altro giudice (ma nessuno lo ha proposto)

Manuel Agnelli lascia X Factor dopo aver guidato Mimì Caruso alla vittoria. Una decisione che chiude un cerchio importante per il programma. Il leader degli Afterhours ha scelto di tornare a teatro, alla musica, alla libertà. Ma anche di sottrarsi a un clima televisivo sempre più teso. Secondo varie fonti, i rapporti con Achille Lauro erano ai minimi storici. Un dualismo irrisolto, che ha spinto Agnelli a dire basta. Lui, che ha portato il rock e la controcultura nel prime time. Che ha scelto outsider veri, anche quando era più comodo puntare su altro.

Ora al posto di Manuel Agnelli siederà Francesco Gabbani. Cantautore amatissimo, vincitore di Sanremo, volto noto del piccolo schermo e autore di hit memorabili come Occidentali’s Karma. Gabbani è brillante, ironico, empatico. Ha carisma, energia, leggerezza. Ma proprio per questo, in molti si chiedono: è l’erede giusto? Con Giorgia alla conduzione, e la conferma in giuria di Jake La Furia, Paola Iezzi e Lauro, la nuova stagione promette equilibrio. Ma forse manca qualcosa.

Una voce che racconti la fragilità, la profondità, l’arte nuda. Una voce che emozioni senza gridare. Il pubblico aspettava un nome diverso. Un volto meno televisivo, ma più umano. Qualcuno che sapesse guidare senza imporsi. E quel qualcuno esisteva.

X Factor
Diodato

X Factor: il giudice perfetto era Diodato (ma nessuno ha avuto il coraggio di sceglierlo)

Diodato era la scelta giusta. Un artista elegante, amato, credibile. Capace di ascoltare prima di parlare. Di leggere l’anima prima della voce. Con Fai rumore ha fermato un Paese. Con ogni sua apparizione, ha mostrato che esiste un altro modo di stare in scena: più intimo, più profondo, più vero. Diodato non è un personaggio. È una presenza. Non invade lo spazio, lo riempie in silenzio. Sarebbe stato il primo giudice a portare empatia vera. Ha tutto ciò che serve a un coach: competenza musicale, sensibilità umana, rigore. Eppure, non cerca lo show. Cerca l’essenza.

Immaginatelo accanto a un giovane artista tremante. Non avrebbe offerto slogan, ma sguardi. Non avrebbe puntato alla viralità, ma alla verità. In una tv dove tutto corre, lui avrebbe fermato il tempo. Avrebbe cercato il significato, non solo l’impatto. Avrebbe scommesso sulla timidezza, non sull’effetto speciale. X Factor aveva bisogno di lui, oggi più che mai.

Gabbani porterà luce, ritmo, sorriso. Ma Diodato avrebbe portato anima. E in un talent musicale, l’anima è tutto. Forse il pubblico non sa esprimerlo a parole, ma lo sente. Lo sente ogni volta che Diodato canta. Lo avrebbe sentito ogni settimana, seduto a quel tavolo. Perché un giudice non è solo uno che giudica. È uno che vede. Che legge il non detto. Che sa dire “sei abbastanza”, anche quando il microfono cade. Questa occasione, purtroppo, è sfumata. Ma resta una verità semplice: la musica vera riconosce i suoi maestri in silenzio. E Diodato è uno di quelli.

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