Stasera in tv alle 21:15 su Cielo (canale 26), torna un film che non si dimentica: "Giovane e bella" (Jeune et Jolie, 2013), firmato da François Ozon, uno dei registi più amati e provocatori del cinema francese contemporaneo. Presentato in concorso al Festival di Cannes, questo dramma ha lasciato il pubblico diviso, turbato e conquistato. Perché parla di adolescenza e identità. Ma lo fa con pudore e brutalità insieme.
Al centro c’è Isabelle, interpretata da una magnetica Marine Vacth. Ha diciassette anni, una bellezza fredda, una famiglia apparentemente normale. Ma un vuoto dentro che non riesce a colmare. Dopo la sua prima esperienza a letto – deludente – Isabelle decide di vendere il proprio corpo a uomini maturi. Non per soldi. Non per bisogno. Ma per capirsi. Per controllare ciò che le sfugge. Per sentirsi viva. Nasce così Léa, identità segreta creata su un sito d’incontri. Una doppia vita tra hotel di lusso e silenzi domestici, in una Parigi elegante e distante.
Nel cast, oltre a Vacth, troviamo Géraldine Pailhas nel ruolo della madre Sylvie, Frédéric Pierrot come patrigno, Fantin Ravat come fratello minore. E ancora Johan Leysen, Charlotte Rampling, Djédjé Apali, Lucas Prisor, Nathalie Richard e Laurent Delbecque. La regia di Ozon è chirurgica. Non giudica, non spiega. Osserva. E lascia che sia lo spettatore a decidere come sentirsi. Forse confuso. Forse trafitto.

Stasera in tv un film che entra sotto pelle e non fa sconti (come crescere davvero)
Il film è diviso in quattro capitoli. Ogni stagione rappresenta un momento del cambiamento. Ogni capitolo si apre con una canzone di Françoise Hardy, voce simbolica della delicatezza femminile. Un evento improvviso cambia tutto. Uno dei clienti di Isabelle muore durante un incontro. La ragazza fugge. Ma la verità viene a galla. E da quel momento nulla sarà più lo stesso. La madre scopre il segreto. La casa diventa silenziosa, carica di domande non dette. Isabelle promette di smettere. Prova a vivere una relazione “normale” con un coetaneo. Ma qualcosa resta irrisolto. Fino a un nuovo incontro. Non con un uomo. Ma con la vedova di quell’uomo morto. Alice – Charlotte Rampling – la guarda. E vede qualcosa che nessuno ha voluto vedere: la fragilità.
Ozon si è ispirato a casi reali di prostituzione minorile. Ha lavorato con la polizia minorile di Parigi. E ha inserito nel cast lo psichiatra vero Serge Hefez, per dare autenticità alla terapia e alla discesa psicologica della protagonista. Ma non è un film-denuncia. Non cerca lo scandalo. Racconta semplicemente l’impossibilità di crescere senza ferirsi. Senza confondersi. Senza perdere l’innocenza.
Isabelle non usa i soldi guadagnati. Li conserva. Come un simbolo. Come prova del suo potere. E della sua solitudine. Il paragone con “Bella di giorno” di Buñuel e la “Lolita” di Nabokov è inevitabile. Ma Isabelle è diversa. È più muta. Più reale. Più invisibile. “Giovane e bella” ha segnato un prima e un dopo nel cinema europeo. Dopo questo film, la rappresentazione dell’adolescenza femminile è cambiata. Meno stereotipi. Più profondità. Più ascolto. Un film così non si guarda per passare il tempo. Si guarda per capire il silenzio che c’è dietro certi sguardi. Per sentire quanto può fare male la ricerca di sé. Se stasera in tv non preferisci un film triste ma romantico, guardalo. È il cinema che non consola. Ma che ti fa sentire più umano.