Stasera in tv c'è La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, non un semplice film storico, ma un’esperienza dura, necessaria. Un racconto che entra nella mente di un uomo e nella coscienza di un Paese. Va in onda oggi su Rai Movie, canale 24, alle 21:10. Ed è una visione che non lascia indifferenti.
Diretto da Oliver Hirschbiegel nel 2004, Der Untergang ricostruisce le giornate finali del Terzo Reich. Dal 20 aprile al 2 maggio 1945, Berlino crolla. Hitler si rinchiude nel Führerbunker. E con lui, la sua ossessione per una guerra già perduta. Tutto inizia con Traudl Junge, interpretata da Alexandra Maria Lara. È lei, giovane segretaria personale di Hitler, a raccontare dall’interno l’assurdità della fine. Bruno Ganz veste i panni di Adolf Hitler. La sua interpretazione è devastante. Profonda, disturbante, reale. Lo sguardo vacilla. Il corpo trema. La follia prende forma.
Nel bunker ci sono anche Joseph e Magda Goebbels (Ulrich Matthes e Corinna Harfouch), Eva Braun (Juliane Köhler), Albert Speer (Heino Ferch) e il dottor Schenck (Christian Berkel). Il cast è corale e impressionante. Thomas Kretschmann è Fegelein, Ulrich Noethen è Himmler, Dieter Mann è Keitel, Justus von Dohnanyi è Burgdorf. Volti, nomi, responsabilità che affondano nella storia.
La città brucia. L’Armata Rossa è alle porte. Ma Hitler resta lì, incapace di accettare la realtà. Emana ordini senza senso. Rifiuta ogni proposta di resa. Trascina con sé chi lo ha seguito fino all’ultimo respiro. La regia di Hirschbiegel è chirurgica. La tensione cresce ogni minuto. L’orrore è trattenuto, e quindi più forte. Si assiste a una discesa nella follia in tempo reale.

Stasera in tv un’opera che ha riscritto la memoria visiva del Novecento
La caduta ha ottenuto una nomination all’Oscar 2005 come miglior film straniero. Ha raccolto premi e consensi in tutta Europa, ma anche critiche e controversie. Mai prima di allora Hitler era stato mostrato in una dimensione così umana. Non compassionevole, ma realistica. Il film non giustifica. Al contrario, amplifica la colpa, facendo emergere l’assurdità della logica nazista. Bruno Ganz studiò a lungo il morbo di Parkinson per interpretare con precisione i tic, i tremori, l’inquietudine fisica del dittatore nei suoi ultimi giorni. La sceneggiatura si basa su fonti storiche solide. Le memorie della vera Traudl Junge, il libro di Joachim Fest, e altri documenti testimoniano l’autenticità del racconto. Al momento dell’uscita, solo Rochus Misch, guardia del corpo di Hitler, era ancora in vita tra i 37 personaggi rappresentati nel film.
Una scena in particolare è diventata virale nel mondo: la crisi di rabbia di Hitler davanti ai suoi generali. È stata parodiata online in centinaia di versioni, ma nel film resta un momento gelido e doloroso. L’eredità de La caduta è vasta. Ha ispirato altre opere a rappresentare i momenti più bui della storia con coraggio, senza edulcorazioni. Ha fissato un nuovo standard per il cinema storico europeo. La rappresentazione di Hitler non è eroica, né caricaturale. È semplicemente vera. Ed è proprio questa verità a fare più paura.
La caduta ha aperto un dibattito mondiale su come raccontare figure controverse. Ha mostrato che si può guardare nell’abisso, senza perderci dentro. E che l’arte può farsi testimone, senza retorica. Stasera in tv, se non preferisci un kolossal di supereroi, questo film torna a illuminarci. Non per offrire intrattenimento. Ma per ricordare ciò che accadde. E per costringerci a non dimenticare cosa può accadere quando l’ideologia diventa fanatismo. Non sarà una visione semplice. Ma è una visione necessaria. E forse, proprio per questo, indimenticabile.