Il conto alla rovescia è partito: il 22 maggio Netflix eliminerà dal suo catalogo Red Sparrow, il thriller spionistico con Jennifer Lawrence nei panni della protagonista. Una scelta che lascia spiazzati, soprattutto per chi non l’ha ancora visto.
Diretto da Francis Lawrence, già regista della saga di Hunger Games, il film è tratto dal romanzo Nome in codice: Diva di Jason Matthews, ex agente della CIA. E si vede. Ogni sequenza, ogni dettaglio, trasuda tensione e verità. Dietro la finzione, il sospetto che molto sia realmente accaduto.
Al centro della storia c’è Dominika Egorova, una prima ballerina del Bol'šoj di Mosca costretta a reinventarsi dopo un incidente devastante. Quando la scena la tradisce, la vita non le lascia scelta. La madre è malata. I soldi finiscono. Lo zio, funzionario dei servizi segreti russi, la trascina in un mondo dove il corpo è arma, e il consenso è una finzione. Dominika entra nella scuola per diventare una "Sparrow", una spia addestrata a usare la seduzione come metodo di controllo. Il suo percorso è umiliante, violento, annichilente. Ma è anche l’inizio di una trasformazione radicale. Da vittima a predatrice. Da ingranaggio a regista del proprio destino.
Nel cast, accanto alla Lawrence, brillano Joel Edgerton (Nate Nash), Charlotte Rampling, Matthias Schoenaerts, Jeremy Irons, Mary-Louise Parker e Ciarán Hinds. Ognuno incarna un pezzo del puzzle, un nodo della rete di inganni che tiene la storia sospesa sul filo del tradimento. La trama si infittisce quando Dominika viene incaricata di sedurre Nash, agente della CIA. Ma tra i due nasce qualcosa che nessuno aveva previsto. Attrazione, forse. Rispetto. O solo una nuova strategia. Il confine è sottile. E quando lo superi, tutto può crollare.

Netflix, un film che resta addosso: perché vederlo adesso prima che sia troppo tardi
Red Sparrow non è il classico film d’azione. Non cerca l’effetto facile. Non premia i buoni né punisce i cattivi. Mostra, piuttosto, le zone grigie dove la morale si spezza. Jennifer Lawrence è magistrale. Dà vita a un personaggio lacerato ma implacabile. Non chiede compassione. Vuole sopravvivere. E ci riesce, ma a quale prezzo?
L’ambientazione fredda, cupa, quasi monocromatica, amplifica il senso di claustrofobia. La regia di Francis Lawrence è chirurgica. Non c’è nulla fuori posto. Ogni dettaglio racconta qualcosa: un gesto, uno sguardo, una cicatrice. Il film è disturbante, sì. Ma lo è nel modo giusto. Fa riflettere sul potere, sulla manipolazione, sulla perdita dell’identità. E su quanto sia difficile restare umani in un sistema che ti disumanizza.
Non a caso, il film ha ricevuto numerose nomination internazionali. Dalla Costume Designers Guild ai Golden Trailer Awards. Ma il vero riconoscimento è il dibattito che ha generato. Sulla violenza psicologica. Sulla libertà che non è mai gratuita. Per le atmosfere, richiama classici del cinema di spionaggio, ma con una protagonista femminile complessa, moderna e imprevedibile. Un mix raro. Difficile da trovare oggi. E quasi impossibile da dimenticare.
Con il passare degli anni, Red Sparrow ha guadagnato uno status da cult. E oggi, sapere che Netflix lo eliminerà il 22 maggio, lo rende ancora più prezioso. Non è un film da guardare distrattamente. Ti costringe a fermarti. A scegliere da che parte stare. Ti accompagna nel buio e poi ti lascia con una sola certezza: Dominika è sopravvissuta, ma il mondo attorno a lei non sarà più lo stesso. Guardalo adesso. Prima che sparisca. Prima che diventi uno di quei titoli di cui tutti parlano, ma che pochi riescono più a trovare.