L’amica geniale torna su RaiPlay (ma con un’altra faccia): il film che ogni fan di Ferrante deve guardare ora.
Quando si parla di Elena Ferrante, si parla di verità scomode, tagliate con l’accetta della memoria. Non quella nostalgica, ma quella dolorosa, che scava nel profondo della coscienza femminile. La figlia oscura, ora disponibile su RaiPlay, è tutto questo e anche di più. Un racconto crudele e onesto, che offre un’altra chiave di lettura per i fan di L’amica geniale, l’opera ferrantiana più conosciuta e amata dal grande pubblico. Guardare La figlia oscura oggi, con gli occhi che hanno seguito Elena e Lila nei vicoli del rione napoletano, significa attraversare un territorio già noto ma con una nuova mappa emotiva. Le coordinate sono le stesse: maternità, identità, smarginatura. Cambia solo la prospettiva. E su RaiPlay, questo sguardo alternativo è finalmente a portata di tutti.

Leda non è la madre che ci si aspetta. Come molte donne di Ferrante, è imperfetta, scostante, feroce nella sua autodeterminazione. Qui la maternità è una gabbia. Un peso che non emancipa, ma trattiene. Proprio come accade in L’amica geniale, dove il rapporto madre-figlia è il primo campo di battaglia della protagonista Elena, che cresce tra minacce, giudizi e aspettative soffocanti. Ferrante demolisce l’icona sacra della madre e ne restituisce la parte più umana, fatta di fallimenti e fughe. Entrambe le protagoniste, Leda e Elena, vivono la maternità come un compromesso, non come un traguardo.
L’altra amica geniale disponibile su RaiPlay
C’è un legame quasi invisibile che unisce Leda e Nina, la giovane madre osservata in vacanza molto simile a quello che lega Elena e Lila. Una sorta di sorellanza obliqua, fatta di intuizioni, silenzi, ammirazione e gelosia. Leda guarda Nina come Elena guarda Lila: con desiderio e con rabbia. Rivede in lei la madre che non è stata, l’identità che ha cercato di fuggire. Questi legami femminili, mai lineari e sempre increspati, sono il cuore della narrativa ferrantiana. In La figlia oscura diventano più inquieti, più torbidi. Meno epici, più intimi. Ma non per questo meno potenti. Ferrante usa una parola quasi intraducibile per raccontare la crisi interiore: smarginatura. È il momento in cui i contorni di sé cedono, come una diga che non regge più la pressione. Leda vive questa frattura nel presente, in una vacanza che diventa resa dei conti. Elena e Lila la attraversano per anni, perdendosi e ritrovandosi tra gli strati della Napoli popolare.
In entrambi i casi, la smarginatura è ferita e rinascita. Una crisi che permette di vedere più chiaramente chi si è e, soprattutto, chi non si vuole essere. L'arrivo di questa perla su RaiPlay non è una semplice aggiunta al catalogo: è un invito a riconsiderare Ferrante con occhi nuovi. Chi ha amato la serie per la sua fedeltà emotiva, per l’accuratezza storica, per la straordinaria intensità delle interpreti, troverà in questo film un’eco meno epica ma più tagliente. La regia di Maggie Gyllenhaal affonda nel sottotesto ferrantiano con eleganza e spietatezza. E Olivia Colman, nei panni di Leda, offre una prova d’attore che merita ogni attenzione tra le sue negli ultimi anni. Non è un film da guardare distrattamente: è un’esperienza da vivere con il cuore aperto e la pelle scoperta. RaiPlay, oggi, ce lo regala. Senza interruzioni. Senza filtri. Come solo Ferrante sa fare.