L'Amica Geniale: chi ha conservato le bambole di Lila e Lenù? L'ipotesi più affascinante che commuove i fan della tetralogia.
Con la messa in onda dell’ultimo episodio de L’Amica Geniale su Rai 1, il capolavoro tratto dai romanzi di Elena Ferrante ha chiuso un cerchio che aveva tenuto milioni di spettatori incollati allo schermo. Ma come ogni grande storia che si rispetti, anche questa lascia dietro di sé misteri e interrogativi. Uno dei più avvincenti riguarda le bambole di Lila e Lenù. Quei piccoli giocattoli, gettati con rabbia nello stanzino di Achille Carracci nel primo libro, tornano simbolicamente solo alla fine della saga.
Ma chi le ha custodite in tutto questo tempo? Facciamo un passo indietro: nel primo volume della tetralogia, Lila e Lenù, bambine, gettano le bambole nello stanzino del temibile Achille Carracci, quasi come un atto di ribellione. Quelle bambole, apparentemente perdute per sempre, diventano il simbolo della loro infanzia infranta e della tensione perpetua tra perdita e riconquista. Ma cosa succede davvero?
L'Amica Geniale: e se fosse stato Alfonso a conservare le bambole di Lila e Lenù?
Secondo questa ipotesi, Alfonso, figlio minore di Achille Carracci, avrebbe trovato i giocattoli nello stanzino. Il gesto, forse nato da curiosità o compassione, potrebbe essere stato il primo segno della sensibilità del personaggio. Alfonso, da sempre osservatore silenzioso delle dinamiche del Rione, potrebbe aver intuito l’importanza emotiva di quelle bambole e deciso di salvarle. Nel corso degli anni, Alfonso e Lila costruiscono un rapporto complicato, fatto di alleanze sottili e momenti di profonda comprensione reciproca. Inoltre, per dichiarare la sua omosessualità a Lenù, ricorda proprio il momento in cui tutti nella famiglia Carracci all'epoca, pensavano fosse stato lui a impossessarsi di quelle bambole.

È plausibile immaginare che, in uno di questi momenti, Alfonso abbia consegnato le bambole a Lila, riconoscendo quanto rappresentassero per lei. Lila, che nei libri si dimostra capace di custodire ricordi e segreti con una tenacia quasi feroce, le avrebbe protette fino al momento giusto. Alla fine della tetralogia, quando Lila consegna le bambole a Lenù, il gesto appare come una restituzione simbolica: non solo di un oggetto, ma di un pezzo di passato condiviso, di un legame indissolubile. Quel gesto racchiude tutta la complessità della loro amicizia: fatta di perdite, ritrovamenti e una profonda, inspiegabile appartenenza. Se questa teoria si rivelerà vera o meno, forse non lo sapremo mai. Ma, come spesso accade nei racconti di Ferrante, ciò che conta non è tanto la certezza quanto la capacità di lasciare spazio all'immaginazione. E così, mentre ci interroghiamo su Alfonso e le bambole, ci accorgiamo che l’eredità più grande di L’Amica Geniale è proprio questa: il potere di farci sognare, anche quando i titoli di coda sono ormai passati.